top of page

L’equilibrio Indo-Pacifico tra espansione cinese e (tentativi di) innovazione indiana

Aggiornamento: 12 set 2022

1. Introduzione


L'area dell’Oceano Indiano (IOR) si trova al centro di una crescente competizione che vede contrapposte alla sempre maggiore presenza cinese, nazioni come Stati Uniti, Australia, Giappone e India che aderiscono al Quadrilateral Security Dialogue (comunemente indicato con Quad).


Nel dominio marittimo, la Cina prosegue il consolidamento dei propri interessi regionali attraverso una molteplicità di azioni che spaziano dallo scambio di tecnologie fino alle esercitazioni congiunte e il supporto nella ricerca di nuove basi con la collaborazione di Pakistan, Russia e Iran.


In questo contesto, connotato da scontri regionali e da una crescente pressione cinese, anche nel dominio marittimo la postura indiana, così come quella cinese, sono fortemente influenzate: Pechino reagisce al tentativo degli Usa di usare in chiave anticinese Delhi, che dal canto suo teme la crescente cooperazione tra Pakistan e Repubblica Popolare.


L’obiettivo di questa analisi è la valutazione dello stato attuale della Marina indiana, considerata come un player regionale di rilievo e dei suoi programmi di ammodernamento, anche alla luce del bilancio della propria difesa.

Fig.1: Oceano Indiano (University of Texas Libraries)

Nonostante nel corso degli ultimi anni l’India abbia cercato di integrarsi sempre di più con le marine straniere, anche attraverso la partecipazione a esercitazioni internazionali, le risorse economiche destinate alla difensa continuano a non essere sufficienti per garantirne la competitività delle proprie forze nello scacchiere internazionale.


Presentando il bilancio dell'Unione 2022-23 in Parlamento il 1° febbraio, il ministro delle finanze (MF) Nirmala Sitharaman ha annunciato, tra molti altri, un aumento degli stanziamenti per il Ministero della Difesa (MoD) pari al 9,8 per cento a 5,25 trilioni di INR (70,6 miliardi di dollari).


L'aumento quasi a due cifre dell'allocazione a favore della difesa arriva nel contesto del continuo scontro militare dell'India con la Cina nel Ladakh orientale, che ha riacceso le preoccupazioni per una potenziale guerra su due fronti per l'India. Sebbene la Cina non sia venuta in soccorso diretto del Pakistan nei precedenti conflitti di quest'ultimo con l'India, non è detto che questo non accada in futuro.


Considerati infatti gli interessi economici, di sicurezza e strategici cinesi in costante espansione in Pakistan, Pechino potrebbe tentare di intervenire in qualsiasi conflitto India-Pakistan per proteggere i propri asset nella regione. D’altro canto, anche il Pakistan, date le sue ostilità ideologiche nei confronti dell'India, trarrebbe vantaggio da qualsiasi scontro diretto tra India e Cina.


C’è dunque da chiedersi se l’attuale bilancio della difesa sia idoneo a far fronte a eventualità di questo tipo.


Nel 2020 la spesa militare combinata di Pakistan e Cina è stata pari a 263 miliardi di dollari, quasi 3,6 volte superiore a quella indiana. La sola Cina spende più dell'India con un margine di 180 miliardi di dollari (ossia, 252 miliardi di dollari contro 72 miliardi di dollari).


Inoltre, a differenza dell'India che spende circa il 60 per cento del suo budget per la difesa in costi del personale, la Cina ne spende meno di un terzo, potendo così destinare una parte sostanziale del suo budget alla modernizzazione dei mezzi e delle infrastrutture.


Sebbene ad oggi esista un divario di spesa militare tra India e Cina difficilmente colmabile, la prima potrebbe tentare di ostacolare il processo di espansione cinese attraverso una maggiore attenzione alla modernizzazione attraverso un utilizzo estensivo della tecnologia. Tuttavia, affinché ciò avvenga, il budget della difesa indiana dovrebbe ridurre progressivamente le voci di crescita incentrata sul personale a favore di maggiori investimenti in mezzi e materiali.


La Marina, relativamente al periodo 2022-23, è senza dubbio il maggior beneficiario dell’aumento degli stanziamenti per la difesa con la propria quota che è passata dal 16 al 19 per cento.


Dal punto di vista della sicurezza marittima dell'India, infatti, la necessità di un aumento sostenuto del bilancio navale è innegabile, soprattutto nel contesto della rapida espansione della forza navale cinese, delle sue crescenti incursioni nell'Oceano Indiano e del dichiarato desiderio dell'India di mantenere la completa libertà di navigazione nell’intera area Indo - Pacifica.


Nel corso degli anni alla Marina è stata sempre destinata la quota più bassa del budget, limitando lo sviluppo verso un livello di forza realmente commisurato alle necessità.


L'attuale piano navale prevede un incremento numerico della flotta che passerebbe dalle attuali 137 navi a 200, inclusa la terza portaerei, entro il 2027. In confronto, la Cina, che possiede oltre 350 navi da guerra, superando quella degli Stati Uniti, è attualmente la marina più grande del mondo.


L'India che è già dotata di una portaerei, la INS Vikramaditya - e a breve ne entrerà in servizio una seconda, la INS Vikrant - ha delineato un piano ambizioso per sviluppare una classe di portaerei per seguire la Vikrant, nonostante quest’ultima abbia già subito ritardi e il superamento dei costi.


2. La componente di superficie della Marina indiana


La componente di superficie della Marina indiana è attualmente costituita complessivamente da circa 137 mezzi navali suddivisi tra portaerei (INS Vikramaditiya e INS Vikrant), incrociatori (classi Delhi, Rana, Ranvir, Kolkata e Visakhapatnam), fregate (classi Shivalik, Talwar, Teg, Kamorta, Brahmaputra e Nilgiri), corvette (classi Kora, Khukri, Veer e Abhay) alle quali si aggiungono mezzi per il supporto alle operazioni anfibie, per la sorveglianza costiera, mezzi di supporto e mezzi per l’addestramento.


L'INS Vikramaditya (R33) è la portaerei STOBAR (Short Take-Off But Arrested Recovery) della Marina indiana derivata dalla portaerei Admiral Gorshkov VTOL (Vertical Take Off and Landing) Project 11430 della Marina russa.


Entrata in servizio nel novembre 2013, dopo un consistente aggiornamento di scafo e propulsori, l’INS Vikramaditya è in grado di trasportare oltre 30 caccia multiruolo a lungo raggio. La nave ha una lunghezza fuori tutto di 284 m, un baglio massimo di 60 m, l'altezza di circa 60 m suddivisa in 22 ponti e un dislocamento di 44.500 t; è in grado di trasportare più di 1600 persone. Il sistema di propulsione è costituito da otto caldaie di nuova generazione, che producono una potenza totale di 180.000 cavalli, azionando quattro eliche. La nave è inoltre dotata di sei turbo-alternatori e sei alternatori diesel, che producono una potenza totale di 18 MW.


La seconda portaerei della Marina indiana è l’INS Vikrant (IAC-1, Indigenous Aircraft Carrier) progettata dal Directorate of Naval Design della Marina indiana e costruita presso i cantieri Cochin Shipyard Limited di Kochi. La nave ha recentemente completato le prove in mare iniziate nel luglio 2021 ed è prevista la sua entrata in servizio entro l’autunno 2022.


Anche l’INS Vikrant è in configurazione STOBAR ed è in grado di consentire le operazioni di circa 30 velivoli compresi MiG-29 e altri mezzi ad ala rotante. La propulsione è basata su quattro turbine a gas General Electric LM2500 che consentono una velocità di 28 nodi.


Il confronto tra il programma di sviluppo della portaerei indiana e quella cinese è allettante ma pericoloso, considerato che i due programmi hanno avuto punti di partenza diversi e si sono sviluppati con logiche strategiche differenti tra loro.


Nel 2010, nessuno dei due Paesi aveva mai costruito una nave da guerra superiore a 40.000 tonnellate o una portaerei di qualsiasi dimensione. Tuttavia, l'India aveva mantenuto una certa capacità di trasporto aereo dall'acquisizione della prima INS Vikrant dal Regno Unito nel 1961. L'India ha integrato l’INS Vikrant con l’INS Viraat (l'ex HMS Hermes) nel 1986, mantenendo entrambi i vettori fino al 1997. L’INS Viraat è rimasta in servizio, provvedendo così al mantenimento di un nucleo di un gruppo di piloti ed equipaggi, fino al 2015, dopo l'acquisizione dell’INS Vikramaditya.


La Cina ha iniziato da una posizione svantaggiata rispetto all'India, non avendo una particolare esperienza nell’ambito dell'aviazione navale a cui attingere, prima della messa in servizio dell'ex vettore ucraino Liaoning nel 2012. Sembra ci siano voluti quattro anni prima che la Liaoning raggiungesse la capacità di combattimento; periodo durante il quale la Cina ha ottenuto un secondo vettore (Shandong, commissionata nel 2019) e una terza nave di dimensioni considerevolmente più grandi delle due precedenti. Le portaerei cinesi utilizzano caccia J-15, una variante del Flanker in grado di essere imbarcata su portaerei, ed è attualmente in fase di valutazione lo sviluppo di caccia stealth trasportati da portaerei e velivoli di preallarme.


L'aviazione da trasporto è una materia estremamente complessa da affrontare partendo da zero, e in questo senso l'esperienza che la Marina indiana ha ottenuto attraverso le collaborazioni sia con la Royal Navy che con la Marina degli Stati Uniti le hanno conferito un considerevole vantaggio.


Ciononostante l'India non è stata in grado di sfruttare al meglio tale vantaggio, e anche lo sviluppo della componente aerea risulta oggi inferiore rispetto a quello della Marina cinese.



In questo contesto è importante ricordare che la Shandong ha avviato le prove in mare solo tre anni dopo l’inizio della costruzione, un traguardo che i costruttori della Vikrant non hanno raggiunto dopo più di sette anni nonostante sia la Liaoning che la Shandong siano circa il 50 per cento più grandi delle loro controparti indiane.


Le aspettative per ulteriori costruzioni restano incerte. Il progetto dell’'INS Vishal, una nave da 65.000 tonnellate che avrebbe dovuto seguire l’INS Vikrant, non è stato ancora definito ed elementi interni all'establishment della difesa indiano hanno espresso un certo scetticismo. Gli scontri lungo il confine montuoso dell'India con la Cina hanno sollevato importanti interrogativi sull'utilità della costruzione di costose portaerei per la gestione della minaccia cinese. Si tratta di un’obiezione in parte priva di fondamento: grazie infatti alla collaborazione di Giappone e Stati Uniti, sia l’INS Vikrant che l’INS Vikramaditya possono comunque rappresentare una grave minaccia per le vie di comunicazione marittime della Cina, a prescindere sia dalla realizzazione del progetto Vishal, sia dalla crescita del vantaggio cinese nello sviluppo di nuovi vettori.

Fig.2: INS Vikramaditya (Wikipedia)
Fig.3: INS Vikrant (IAC-1) (Wikipedia)

3. La componente subacquea della Marina Indiana


Per quanto riguarda la componente subacquea, la marina indiana dispone complessivamente di diciassette mezzi operativi suddivisi tra le classi: Kalvari (SSK), Sindhughosh (SSK), Shishumar (SSK) e Arihant (SSBN) ai quali se ne aggiungono ulteriori quattro attualmente in fase di costruzione o prove in mare.


Alle classi Sindhughosh e Shishumar appartengono rispettivamente otto battelli russi classe Kilo (Project 877) e quattro battelli Type 209 di fabbricazione tedesca. Ai quattro mezzi operativi della classe Kalvari (INS Kalvari, INS Khanderi, INS Karanj, INS Vela ) si aggiungono altri due in fase di costruzione (INS Vagir, INS Vagsheer). I mezzi sono destinati a missioni ISR (Intelligence Surveillance Recognition), ASW (Anti Submarine Warfare), ASuW (Anti Surface warfare) e la posa di mine.


I sottomarini di classe P75 (Project 75) Kalvari a propulsione diesel-elettrica/AIP (Air Indipendent Propulsion) sono basati sui mezzi di classe Scorpene, progettati dal francese Naval Group (precedentemente noto come DCNS) in collaborazione con la spagnola Navantia e costruiti dai cantieri Mazagon Dock Shipbuilders (precedentemente noti come Mazagon Dock) a Mumbai, in India, utilizzando supporto tecnologico e formazione forniti da Naval Group.


Il primo sottomarino della classe, INS Kalvari, è stato varato a Mumbai nell'ottobre del 2015; le prove in mare sono iniziate a maggio 2016 d il sottomarino è stato sottoposto a prove di armi, navigazione in superficie, emissione di rumore e prove di immersione prima della sua messa in servizio nel dicembre 2017.


INS Khanderi, il secondo mezzo della classe, è stato varato a gennaio 2017 e messo in servizio a settembre 2019. Il terzo, l’INS Karanj, è stato varato a gennaio 2018 e messo in servizio a marzo 2021. La cerimonia di varo del quarto sottomarino, INS Vela, si è tenuta a maggio 2019.


Il quinto sottomarino della classe P75 Kalvari, INS Vagir, è stato varato presso lo stabilimento Mazagon Dock Shipbuilders di Mumbai nel novembre 2020.


La classe P75 Scorpene, da cui deriva la classe Kalvari, è in grado di ospitare tra 25 e 31 membri dell'equipaggio e 14 componenti delle forze speciali. Il sottomarino ha una larghezza di 6,2 m, una lunghezza di 67 m e un dislocamento sommerso di 1550 tonnellate.


I mezzi sono equipaggiati con il sistema di combattimento integrato SUBTICS di DCNS che consente il funzionamento e il controllo di tutti i sensori (tra cui la suite sonar S-CUBE di Thales e il radar Sagem), le armi e i radar di bordo mediante console multifunzione. I sistemi d’arma sono costituiti da sei tubi lanciasiluri e 18 missili anti-nave MBDA SM-39 Exocet.


Per quanto riguarda la propulsione, i classe Kalvari, sono alimentati da sistemi di propulsione diesel-elettrici convenzionali. Tuttavia, gli ultimi due mezzi, dovrebbero essere equipaggiati con la tecnologia AIP, sviluppata da DRDO ed in grado di estendere l’attuale massima permanenza in immersione di 21 giorni. La velocità massima in immersione è di circa 20 nodi e la massima profondità raggiungibile è, approssimativamente, di 350 metri.


Ad oggi la Marina indiana sta cercando di sviluppare sei nuovi sottomarini Project 75I di fabbricazione indiana che utilizzino la propulsione indipendente dall'aria (AIP). Tuttavia questo sforzo, stimato in circa 5,6 miliardi di dollari non sta attualmente dando i risultati auspicati: nessuna società ha attualmente risposto all’ RfP (Request for Project) diffuso nel luglio 2021.


Le specifiche contenute nel documento, in particolare il fatto che sui mezzi P75I dovrà essere installato un AIP a celle a combustibile già collaudato in mare, hanno ridotto, di fatto, i possibili concorrenti a soli due: la tedesca ThyssenKrupp Marine Systems (TKMS) e Daewoo Shipbuilding and Marine Engineering (DSME) in Corea del Sud.


TKMS al momento non sembra interessata ad accettare la proposta indiana nonostante le speranze della controparte memore dell’esperienza positiva con i mezzi Type 209 della Classe Shishumar.

Quale futuro dunque per i mezzi AIP indiani? Gli scenari possibili sembrano al momento due: il primo prevede una riformulazione dell’RfP con vincoli meno stringenti sui sistemi AIP, il secondo presuppone l’abbandono del progetto attuale e la valutazione delle offerte, relative a mezzi già esistenti, pervenute dalla stessa TKMS con il Type 214, dalla russa Rosoboronexport con il suo mezzo classe upgraded-Kilo ed infine dal Giappone con il classe Taigei.

Fig.4: INS Kalvari (Covert Shores)

Per quanto riguarda i mezzi di tipo SSBN, i sottomarini di classe Arihant completeranno, quando sarà raggiunto il numero di almeno quattro mezzi, la triade di deterrenza nucleare indiana (sistemi di lancio terrestri, aerei e subacquei) rivolta, in particolar modo a Paesi come Pakistan e Cina dotati anch’essi di armi nucleari. ​​


Sono attualmente operativi due soli mezzi: l’INS Arihant (S2), che è entrato in servizio nel 2014, e l’INS Arighat (S3), che entrerà in servizio, dopo vari ritardi, nel corso del 2022.


I mezzi S2 ed S3 sono lunghi circa 110 metri e hanno un dislocamento in superficie pari a 6000 tonnellate.

La propulsione è basata su un reattore nucleare CLWR-B1 PWR (Pressurized Light-Water Moderated and Cooled Reactor) da 83 MW sviluppato e costruito presso il Bhabha Atomic Research Centre (BARC) dell’Indira Gandhi Centre for Atomic Research (IGCAR) in Kalpakkam.


I mezzi sono dotati di quattro tubi verticali per il lancio di missili SLBM a testata nucleare K-4 a medio raggio o K-15 a corto raggio, e sei tubi lanciasiluri orizzontali da 533 mm utilizzabili per siluri anti - nave Type-53-65k o anti-sottomarino TEST-71 di origine russa.


Il programma prevede la costruzione di altri due mezzi designati S4 ed S4* che si differenziano rispetto ai predecessori per le dimensioni, sono circa 20 metri più lunghi, e per il raddoppio dei tubi di lancio verticali che passano quindi da quattro a otto.


Riguardo la nuova generazione di SSBN indiani S5 le informazioni disponibili sono ancora piuttosto frammentarie. Si sa che i nuovi SSBN dovrebbero essere di dimensioni maggiori rispetto agli S4 (a loro volta già più grandi dei mezzi S2 ed S3 della stessa classe) con un dislocamento in superficie pari a circa 13.000 tonnellate, più del doppio rispetto all’ INS Arihant.


La propulsione sarà affidata a un reattore PWR da 190 MW e, per quanto riguarda l’armamento, gli S5 potrebbero essere equipaggiati con 12-16 tubi di lancio verticali in grado di ospitare un nuovo SLBM a tre stadi capace di trasportare un carico utile di 2 tonnellate composto da un massimo di quattro MIRV (Multiple Independently targetable Reentry Vehicles) a una distanza di oltre 6000 km denominato K-6 e ancora in fase di sviluppo.

Fig.5: INS Arihant (Covert Shores)

(scarica l'analisi)

Bibliografia

Comments


bottom of page