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Turismo spaziale: un fenomeno in forte ascesa a livello tecnologico, ma a livello giuridico?

Aggiornamento: 9 dic 2021

1. Introduzione


Luglio è stato un mese caldo per l’esplorazione spaziale, o meglio, per i viaggi spaziali. Durante questo mese siamo infatti stati testimoni di grossi passi avanti nel settore del turismo spaziale. L’11 luglio il miliardario Richard Branson, patron della Virgin, ha testato con successo la sua SpaceShipTwo, un dispositivo suborbitale che ha portato lo stesso Branson e tre specialisti a circa 80 mila chilometri dalla superficie terrestre. Dopo solo nove giorni, è stato il turno di Jeff Bezos che ci ha emozionati col lancio del suo razzo New Shepard firmato Blue Origin.


2. Cenni storici del turismo spaziale


2.1. Importanti precedenti


Quando parliamo di turismo spaziale ci riferiamo a un particolare segmento dell’industria dell’aviazione che intende dare a privati cittadini la possibilità di sperimentare un volo spaziale per motivi ricreativi o d’affari. [1]


Il fenomeno del turismo spaziale inizia alla fine degli anni ‘90. Tuttavia, vi sono dei precedenti che è importante sottolineare. I primi esempi si possono notare guardando negli archivi del programma americano Space Shuttle che, dal 1977 fino al 2011, è stato il principale metodo di trasporto Terra-spazio degli Stati Uniti. Tale programma prevedeva, in alcuni casi, anche la partecipazione di “esperti” che rappresentavano le compagnie private o le istituzioni proprietarie del carico che veniva trasportato durante il volo stesso. Questi individui erano essenzialmente privati cittadini che volavano per motivi d’affari.


Un esempio ancora più lampante ebbe luogo nel 1990, quando un giornalista della Tokyo Broadcasting System, Toyohiro Akiyama, prese parte a una spedizione sulla stazione spaziale sovietica Mir, dalla quale trasmise giornalmente. Il viaggio non fu certo gratis: l’emittente giapponese pagò 28 milioni di dollari per questo ‘viaggio di lavoro’ e tale possibilità venne data solo a causa dei forti problemi dell’economia sovietica nel periodo post-Perestroika.


2.2. Dalla fine degli anni ’90 ad oggi


Fu Dennis Tito, un uomo d’affari americano, il primo uomo a pagare per andare nello spazio. Dopo un accordo iniziale con MirCorp, poi non andato in porto, Tito riuscì a stringere un patto con la compagnia americana Space Adventures per una visita di sette giorni alla Stazione spaziale internazionale (ISS), diventando così il primo turista spaziale pagante (20 milioni di dollari) nell’aprile 2001. Fu seguito dal milionario sudafricano Mark Shuttleworth nel 2022. Dopo il disastro dello space shuttle Columbia nel febbraio 2003, i viaggi spaziali furono sospesi ma ripresero già nel 2005 con Gregory Olsen, terzo turista spaziale a mettere piede sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), principalmente per fare esperimenti su videocamere ad alta sensibilità prodotte dalla sua compagnia. Altri nomi sono Anousheh Ansari e Charles Simonyi and the Canadian Guy Laliberté. [2]


Con la fine del programma Space Shuttle nel 2011, il turismo spaziale fu sospeso. Tuttavia, nel 2019, la NASA ha confermato la possibilità per privati di visitare la ISS per un periodo massimo di 30 giorni alla modica cifra di 27500 dollari a notte. Il trasporto dei visitatori avverrebbe con le capsule Crew Dragon di SpaceX e/o con Starliner, il dispositivo in via di sviluppo da parte di Boeing.


I già citati test di Richard Branson e Jeff Bezos sono la conferma che il settore del turismo spaziale potrebbe presto crescere.

Dennis Tito - il primo turista dello spazio

3. Cenni giuridici


Sebbene per il momento il turismo spaziale non sia ancora un trend, il possibile boom di questo fenomeno fa nascere domande legate al regime giuridico applicabile a tale attività.


In generale, si può dire che attualmente il diritto internazionale dello spazio non copre in modo adeguato la casistica applicabile al turismo spaziale. I punti più importanti in tal senso riguardano: la mancanza di una chiara definizione del limite tra lo spazio aereo e lo spazio extra-atmosferico, l’inesistenza del concetto di ‘turista spaziale’ e la responsabilità per danni causati o subiti da questi individui.


3.1. La delimitazione tra spazio aereo e extra-atmosferico


Partiamo da un’ovvietà: il turismo spaziale si svolge sia nello spazio aereo che nello spazio extra-atmosferico. Questi due ambienti sono sottoposti a diversi regole: il primo è sotto le norme nazionali dello Stato sottostante, come esplicitato nella Convenzione di Chicago del 1944, mentre il secondo segue la legislazione spaziale, che si rifà principalmente al Trattato sullo Spazio del 1967. Questo dato ci porta al primo problema giuridico: la mancanza di una chiara delimitazione tra lo spazio aereo e quello extra-atmosferico, cruciale per la determinazione del regime applicabile.[3] Infatti, nonostante vi sia una generale accettazione dei 100 chilometri dal livello del mare come confine tra i due ambienti, non esiste un consenso internazionale su questo punto. Considerando che la maggior parte del turismo spaziale nei prossimi anni si svolgerà nella zona sub-orbitale – ovvero tra spazio aereo ed extra-atmosferico-, la mancanza di tale definizione potrebbe creare situazioni di incertezza nell’applicazione delle norme.


3.2. Definizione di turista spaziale?


Un secondo punto giuridico riguarda la mancanza, nei trattati e negli altri strumenti internazionali, di una definizione di ‘turista spaziale’. Il motivo è abbastanza semplice: gli esempi di turisti spaziali non sono stati così numerosi da giustificare la modifica dei trattati internazionali in materia di diritto internazionale dello spazio e fino ad oggi gli astronauti hanno dominato l’esplorazione spaziale. Tuttavia, il prevedibile sviluppo del turismo spaziale richiederà modifiche in tal senso. L’articolo 5 del trattato sullo Spazio parla degli astronauti dandone una definizione – sono chiamati “ambasciatori del genere umano” - ed elencando gli obblighi degli Stati nei loro confronti. In particolare, gli Stati contraenti devono fornire agli astronauti “tutta la assistenza possibile in caso di incidenti, di difficoltà o di atterraggio di emergenza, nel territorio di altro Stato contraente o in alto mare”. Simili disposizioni sono contenute nell’accordo sul salvataggio e recupero degli astronauti e degli oggetti spaziali (1968) dove si parla di “equipaggio di un veicolo spaziale” ma non è chiaro se il concetto possa includere anche i turisti. La mancanza di tale definizione implica incertezza per quanto riguarda, in questo caso, gli obblighi degli Stati contraenti di questi trattati verso i turisti spaziali.


3.3. La responsabilità per danni causati dal ‘turista spaziale’


Il diritto internazionale dello spazio prevede che la responsabilità delle attività spaziali sia in mano agli Stati contraenti. Questo è previsto all’articolo 7 del trattato sullo spazio che recita che:

“Lo Stato contraente che effettua o fa effettuare il lancio di un oggetto nello spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti, come pure lo Stato contraente dal cui territorio un oggetto viene lanciato o le cui installazioni servono al lancio, sono responsabili internazionalmente per i danni arrecati, ad altri Stati partecipi del Trattato o a persone fisiche o giuridiche rilevanti da quest’ultimi”.

Da questo possiamo capire che, con l’attuale regime giuridico, i possibili danni provocati o subiti da un turista devono essere presi in carico dal Paese che lancia l’oggetto spaziale e/o dal Paese dal cui territorio un oggetto spaziale è lanciato. In questo caso, in linea con la Convenzione sulla responsabilità internazionale per danni cagionati da oggetti spaziali (1972), la domanda di risarcimento deve essere presentata dallo Stato di lancio o dallo Stato di nazionalità del turista per via diplomatica. Se uno Stato può essere predisposto ad adire a questo metodo per un proprio astronauta, è difficile credere che sia altrettanto pronto a mobilitare tali mezzi per un turista spaziale.


4. Conclusione


Il turismo spaziale, sebbene non sia un fenomeno ‘nuovo’, è ancora agli albori del proprio sviluppo. Nella storia vi sono stati diversi esempi di privati cittadini che hanno avuto modo di uscire dalla nostra atmosfera e addirittura visitare la Stazione spaziale internazionale. Nell’ultimo periodo svariati miliardi sono stati investiti su questo nascente settore di mercato e recentemente risultati di grande importanza sono stati raggiunti dalla Virgin Galactic e da Blue Origin.


Sebbene la tecnologia in questo ambito stia avanzando a grandi passi, lo stesso non può essere detto con riguardo al quadro giuridico, che rimane ancorato ai trattati conclusi tra gli anni ’60 e ’70, che non menzionano in alcun modo i ‘turisti spaziali’ e dunque non ne delineano né diritti né doveri. Norme chiare e condivise in materia sono necessarie perché i privati possano vivere questa esperienza in sicurezza (intesa come sicurezza giuridica). Le discussioni sull’applicazione del diritto internazionale al turismo spaziale sono per ora solo a livello tecnico/accademico.


(scarica l'analisi)

Bibliografia/sitografia


[1] Levi Henderson I., Kan Tsui W. H., The Role of Niche Aviation Operations as Tourist Attractions, in Air Transport: A Tourism Perspective, 2019.

[3] Riguardo alla delimitazione dello spazio extra-atmosferico si veda questa presentazione del Professor P.S. Dempsey del McGill University Institute of Air & Space Law.

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