top of page

L’Italia nello scacchiere del Caucaso Meridionale

Aggiornamento: 9 set 2021

Priorità agli interessi commerciali o ai legami culturali?


1) Un breve excursus storico della guerra in Nagorno-Karabakh


Dopo la rivoluzione russa del 1917 il Nagorno-Karabakh venne inglobato all’interno della Federazione Transcaucasica, la quale immediatamente fu divisa tra Armenia, Azerbaijan e Georgia.[1]Per poco più di un anno entrambe le nazioni coinvolte (Armenia e Azerbaijan) in tale questione si dichiararono indipendenti,[2] ma tale nuovo assetto istituzionale non durò a lungo in quanto furono presto conquistate dalle truppe bolsceviche.[3] Successivamente questa regione geografica venne assegnata, per volere di Stalin all'Azerbaijan e nel 1923 venne creata l'Oblast[4] autonoma del Nagorno Karabakh.[5]Con la dissoluzione dell'Unione Sovietica tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, la vexata quaestio di questo territorio riemerse in maniera assolutamente virulenta.[6] La popolazione locale di origine armena si era palesata profondamente insofferente rispetto alla cosiddetta “azerificazione” culturale forzosa, e tramite il supporto ideologico e materiale della madre patria cominciò a mobilitarsi in maniera più strutturata.[7] In epoca sovietica le tensioni tra la comunità armena e quella azera della regione in questione furono tenute sotto traccia dal governo di Mosca.[8]


L’inserimento di importanti minoranze etniche nei territori delle Repubbliche che componevano l’Unione Sovietica era una misura di sicurezza comune dell’epoca staliniana, per creare instabilità regionale e rafforzare il controllo dal centro di Mosca.[9]Un episodio estremamente significativo accadde nel 1988 quando il Soviet[10] della Regione autonoma del Nagorno-Karabakh votò per staccarsi dall’Azerbaijan.


Successivamente scoppiarono degli scontri violenti ed il Cremlino dovette inviare l’Armata rossa come forza di interposizione tra le due comunità.[11] Le tendenze centrifughe di ispirazione nazionalista in Azerbaijan e Armenia tuttavia continuarono imperterrite a crescere negli anni successivi ed nel 1991,[12] dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, scoppiò una sanguinosa guerra per il controllo del territorio.[13]Sulla questione intervenne il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con 4 risoluzioni,[14] in particolare la Risoluzione 874 richiedeva espressamente la cessazione degli attacchi ai civili e dei bombardamenti delle aree abitate nonché di rendere efficace il cessate il fuoco permanente.[15]La n. 884 inoltre esortava: "Tutti gli Stati della regione ad astenersi da qualsiasi atto ostile e da qualsiasi interferenza o intervento, che porterebbe all'ampliamento del conflitto e minerebbe la pace e la sicurezza nella regione".[16] Gli scontri armati sono durati tre anni e hanno causato circa 25.000 morti l’Azerbaijan ha perso il controllo del Nagorno-Karabakh e di sette distretti adiacenti occupati dalla parte armena che li considera attualmente una sorta di “striscia di sicurezza”.[17]Le sconfitte militari determinarono la caduta dei primi due presidenti della nuova repubblica azera indipendente.[18]


Nel 1994 quando salì al potere Heydar Aliyev, padre dell’attuale presidente azero Ilham, venne firmata una tregua tra le parti contendenti (Azerbaijan, Armenia e Nagorno Karabakh) nella capitale del Kirghizistan (Bishkek) con l’attenta regia dietro le quinte della Federazione Russa[19] secondo il principio “non si muova foglia che Mosca non voglia”.[20]Da allora la linea del cessate il fuoco separava de facto la Repubblica azera da quella autoproclamata del Nagorno-Karabakh,[21] questa soluzione che Baku considerava in fieri nell’ambito di un accordo di pace definitivo che non sia mai stato raggiunto.[22]In questi 26 anni vi sono state parecchie recrudescenze di questo “conflitto congelato”,[23] con la più grave nel 2016,[24] durante la cosiddetta “guerra dei 4 giorni” quando morirono almeno 300 persone.[25]


Infine lo scorso 27 settembre 2020, lungo la linea di contatto del Nagorno Karabakh sono ripresi gli scontri nell’ambito di una guerra tecnologicamente avanzata con droni a guida laser e caccia, ed entrambe le forze armate hanno riportato vittime civili e militari, nonostante sia estremamente complicato ottenere dati puntuali al riguardo.[26]


2) La posizione dell’Italia nel quadro dell’azione dell’Unione Europea


Le nuove repubbliche indipendenti di Armenia e Azerbaijan si erano impegnate a rispettare i principi dell’integrità territoriale e della modifica pacifica dei confini, espressamente sanciti dalla «Carta di Parigi per una Nuova Europa» della Csce,[27] con cui vincitori e vinti della guerra fredda avevano inteso procedere nel 1990.[28]Questo impianto appariva pericolosamente traballante ed inoltre c’era il rischio di un effetto domino; le pressioni per testarne l’efficacia furono imponenti e la Csce determinò l’imposizione di una mediazione in quello che prese il nome di «Gruppo di Minsk» presieduto dall’Italia.[29] La politica estera di un Ministro tanto controverso quanto poliedricamente acuto come Gianni de Michelis, partiva da un’idea assolutamente lungimirante e spregiudicata relativamente all’interesse nazionale che andasse oltre la sola dimensione comunitaria.[30]


Tramite il «Gruppo di Minsk» la diplomazia italiana tentò di bilanciare l’influenza della Germania relativamente ai paesi dell’Europa centrale, dove l’Italia aveva espresso storicamente la sua presenza tentando di non rimanere indietro rispetto agli sviluppi nella nuova epoca post-sovietica.[31] Difatti la Russia era alle prese con le sue convulsioni interne e la Turchia risultava ancora totalmente allineata ai dettami della Nato.[32] Entrambe, al contrario dei giorni attuali, avevano decisamente altro a cui pensare e proprio per queste motivazioni era fortemente auspicabile che intervenisse la Csce sulla questione del Nagorno-Karabakh.[33] Il negoziato partì con le migliori intenzioni proprio a Roma, e venne prospettato il prototipo dell’Alto Adige (accordo De Gasperi- Gruber del 5 settembre 1946)[34] ma si impantanò sulla base di un contorto ginepraio di reciproche rigidità.[35]


La macchina della diplomazia tradizionale in ogni caso stentò clamorosamente a tenere il passo, andando a determinare una progressiva quanto sostanziale irrilevanza italiana in tale contesto.[36]La nazione italiana fu tra le prime ad instaurare dei rapporti diplomatici con la neonata Repubblica Democratica dell’Azerbaijan tra il 1918 e il 1920 aprendo anche una rappresentanza diplomatica a Baku.[37] D’altro canto i legami commerciali tra le due nazioni sono profondi e stratificati, l’Azerbaijan è il primo fornitore di petrolio dell’Italia sin dal 2013 e vuole sviluppare ulteriori sinergie industriali.[38] L’interscambio bilaterale tra Italia e Azerbaijan è in costante crescita negli ultimi anni e ha raggiunto complessivamente i 5,8 miliardi di euro nel 2018, andando a confermare il ruolo dell’Italia di primo partner commerciale del Paese.[39]Nel mese di Febbraio si è tenuto presso la Farnesina il Business Forum italo-azero (a cui hanno partecipato 106 imprese italiane e 50 imprese azerbaigiane),[40] con l’auspicio da parte di entrambe le compagini che questo tipo di iniziative possa essere il volano per una maggiore diversificazione dei rispettivi business tentando di ottenere anche delle convergenze strategiche.[41] Nell’ambito della visita ufficiale in Italia del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev, sono stati siglati degli importanti accordi industriali tra le nostre aziende (Snam, Cdp e Sace-Simest su tutte) e i grandi colossi del settore pubblico azero.[42]


Non era solo il petrolio al centro degli accordi, in quanto Baku risultava da tempo fondamentale come nostro primo fornitore di gas oltre che di greggio, e nel futuro lo sarà in misura ancora maggiore grazie all’imminente entrata in funzione del Tap (Gasdotto Trans-adriatico).[43]Un punto fondamentale riguarda lo sbilanciamento nel saldo della bilancia commerciale tra i due Paesi.[44] Infatti nonostante l’interscambio commerciale tra i due paesi si attesti sui 4,7 miliardi di dollari tale parametro è indirizzato decisamente in favore del Paese caucasico,[45] la cui quota di export verso l’Italia corrisponde a ben 4,4 miliardi di dollari.[46]D’altro canto sulla base di una valutazione complessiva oltre ai tradizionali rapporti storico-culturali tra l’Italia e l’Armenia,[47] gli interessi economici potrebbero iniziare a pesare maggiormente data la cospicua presenza di molte aziende italiane nel Paese.[48]


Attualmente in Armenia sono presenti più di 170 imprese con partecipazione a capitale italiano, secondo una nota della massima rappresentante diplomatica armena in Italia (l’ambasciatrice armena a Roma Tsovinar Hambardzumyan).[49]In ogni caso non possono essere ignorate le profonde connessioni religiose tra i due paesi,[50] inoltre il primo libro stampato in lingua armena è stato pubblicato proprio a Venezia nel 1512.[51] Il fil rouge presente tra le due nazioni è profondamente stratificato,[52] ripercorrendo il celeberrimo Grand Tour dell’Italia da nord a sud si possono ritrovare innumerevoli testimonianze.[53] In tempi più recenti a pesare sullo scarso peso diplomatico europeo e di una leverage sostanzialmente efficace, sottolinea Tafuro Ambrosetti dell’Ispi,[54] è la chiara mancanza di interesse tanto dell’Armenia quanto dell’Azerbaijan nei confronti di una maggiore integrazione con l’Unione Europea oppure riguardo ai tradizionali incentivi economici usati da Bruxelles.[55] Difatti l’Unione Europea non ha ancora a disposizione un proprio esercito e in un conflitto territoriale come quello per il Nagorno Karabakh l’attrattività del modello economico europeo non risulta come un elemento sufficiente.[56]In questo caso specifico Bruxelles non può neanche ricorrere alle sanzioni oppure agli incentivi economici in quanto l’Azerbaijan, stracolmo di risorse energetiche, non rinuncerebbe per così poco a una parte del proprio territorio e l’Armenia alle conquiste militari ottenute sul campo.[57]


3) Considerazioni Finali: Gli scenari futuri nel risiko geopolitico tra Mosca ed Ankara


Da quando nel 2015 l’aeronautica di Erdogan ha abbattuto un aereo militare russo che aveva violato lo spazio aereo turco, i due Paesi sono passati rapidamente da una gravissima crisi diplomatica ad una progressiva convergenza tattica.[58] Tale rivalità attinente a numerosi altri fronti,[59] si era tradotta negli ultimi anni in un’innovativa applicazione della dottrina denominata “competizione cooperativa”. La nazione azera a partire dal 2015 ha fortemente aumentato le proprie spese militari, portando il budget delle proprie forze armate nel 2020 a 2,2 miliardi di dollari ovvero il quadruplo del bilancio della difesa armena.[60]Tale incremento della spesa militare è coinciso in maniera pedissequa con l’aumentodelle importazioni di materiale bellico dalla Turchia. Quest’ultimo fattore più di ogni altro ha alterato il calcolo strategico della leadership azera e ha frantumato la simmetria non solo militare ma anche diplomatica tra le due parti del conflitto, finora garantita in particolar modo dalla Russia. La Turchia intrattiene con l’Azerbaijan un rapporto storico che ha radici nell’appartenenza di entrambi i popoli all’etnia turca.[61]


D’altro canto la Federazione Russa, per evidenti ragioni storico-politiche legate al passato sovietico di entrambi i Paesi, ha sempre giocato il ruolo di regista tra Armenia e Azerbaijan.[62]Dopo il cessate il fuoco del 1994 Mosca ha promosso il riarmo simmetrico dei due Paesi.[63]Al medesimo tempo ha stretto un rapporto privilegiato con l’Armenia, con l’installazione di una base e di un contingente di 5.000 soldati russi sul suolo armeno,[64]data la partecipazione della medesima all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO)[65] un’alleanza di carattere militare in funzione difensiva dalla quale l’Azerbaijan si è ritirato nel 1999.[66]Tutti i conflitti cosiddetti “congelati” risultano funzionali agli interessi di Mosca,[67] grazie a questi riesce ad influenzare le scelte delle ex repubbliche sovietiche, che considera ancora parte integrante del proprio spazio vitale.[68] L’intento teleologico è quello di limitarne la sovranità con una spregiudicata politica di "instabilità controllata".[69]In questo intricatissimo vortice la diplomazia negoziale europea, ed in particolare italiana, supportata da convincenti argomenti di matrice economica potrebbe avere un ruolo determinante nel dirimere tale controversia.[70]


(scarica l'analisi in pdf)

Note

[1] Il territorio del Nagorno Karabakh, è un luogo ubicato nel Caucaso meridionale conteso tra l’Armenia e l’Azerbaijan, ed all’inizio del 1900 era caratterizzato da una popolazione composta al 98% da armeni. [2] La Repubblica democratica dell’Azerbaijan venne fondata il 28 maggio 1918 e durò per 23 mesi fino all’occupazione dell’esercito bolscevico, in maniera speculare l'Undicesima Armata Sovietica entrò in Armenia il 4 dicembre 1920 invadendo Erevan, la capitale ponendo così fine alla neonata Repubblica Democratica Armena. [3] RAU J., Il Nagorno-Karabakh nella storia dell’Azerbaigian, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2012, p. 318. [4] L'oblast era un’entità giuridica di divisione amministrativa utilizzata nel contesto geografico dell'ex Unione Sovietica, che poteva essere equiparata alle regioni italiane. [5] RONZITTI N., Il conflitto del Nagorno-Karabakh e il diritto internazionale, Giappichelli, Torino, 2014, pag. 2. [6] VAGNINI A., “L’epoca sovietica (1920-1991), in Azerbaigian. Una lunga storia”, Passigli Editore, Firenze, 2015, pag. 21. [7] MAHMUDOV Y., Il Khanato di Irevan: la conquista russa e la migrazione degli armeni nelle terre dell’Azerbaigian settentrionale, Accademia Nazionale delle Scienze dell’Azerbaigian, Istituto di Storia “A.A. Bakikanov”, Baku, 2010, p. 24. [8] www.ispionline.it/it/ricerca/russia-caucaso-e-asia-centrale. [9] www.associazioneeuropalibera.wordpress.com/2017/03/01/997-caucaso-nagorno-karabakh.

[10] Una struttura di matrice assembleare finalizzata alla gestione democratica e livellata del potere politico ed economico da parte della classe operaia e contadina, nata nell’Impero russo e che poi divenne un fondamento costituzionale nello Stato sovietico. [11] www.ispionline.it/it/pubblicazione/italia-un-ruolo-nel-caucaso [12] Il Nagorno-Karabakh utilizzò una clausola prevista dalla legislazione dell'Unione Sovietica; si dichiarò indipendente sulla base dell’articolo 3 della: “Legge sui problemi concernenti la secessione di una repubblica dell'Unione dall’URSS”. [13] VAGNINI A., cit., pag. 22. [14] Tutte votate nel 1993 con la seguente numerazione: 822, 853, 874, 884 che chiedevano il ritiro immediato dell’esercito armeno dal territorio azero. [15] www.reportdifesa.it/wp-content/uploads/2017/09/Risoluzione-Consiglio-di-Sicurezza-Nazioni-Unite-numero-874-del-1993.pdf. [16] www.reportdifesa.it/wp-content/uploads/2017/09/Risoluzione-del-Consiglio-di-Sicurezza-Onu-numero-884-del-1993.pdf. [17] www.reportdifesa.it/nagorno-karabakh-analisi-di-un-conflitto-congelato. [18] Ayaz Mutallibov e Abdulfaz Elcibey. [19] Con l’intervento del Gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) il quale era formato da: Francia, Stati Uniti e soprattutto con il ruolo dirimente della Russia. [20] L’Armenia, come il resto della comunità internazionale, non riconosce l’indipendenza del Nagorno-Karabakh con cui tuttavia ha strettissime relazioni, perché è una delle condizioni imposte dal Gruppo di Minsk dell’OSCE nel tentativo di trovare una soluzione negoziata al conflitto. [21] La popolazione armena residente ha deciso di rinominarla “Repubblica di Artsakh”. [22] www.cespi.it/it/eventi-note/articoli/nota-dellambasciatrice-della-repubblica-dellarmenia-italia-se-tsovinar. [23] Secondo una definizione cara agli analisti di geopolitica. [24] www.corriere.it/cultura/20_novembre_05/ora-diteci-dov-akram-aylisli-coscienza-rinnegata-azeri-841643c6-1f7c-11eb-a173-71e667bc7224.shtml. [25] Recentemente lo scorso 12 Luglio nella regione di Tavush, a circa 150 Km a nord del Nagorno-Karabakh, gli scontri armati hanno determinato 20 vittime tra i civili. [26] www.lastampa.it/rubriche/il-perche/2020/10/08/news/perche-c-e-la-guerra-in-nagorno-karabakh. [27] La conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa venne convocata per la prima volta a Helsinki il 3 luglio 1973 e nacque, nell’ambito della guerra fredda, come tentativo di riprendere il dialogo tra Est-Ovest. Alla Conferenza presero infatti presero parte i rappresentanti: di tutti i paesi europei (con l’eccezione dell'Albania), gli inviati degli Stati Uniti d'America, dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Successivamente al 1989 la Conferenza ha assunto dei compiti concreti e fattuali di prevenzione e composizione pacifica dei conflitti che si siano susseguiti all’interno di numerose nazioni nella transizione complicata verso assetti istituzionali democratici. [28]www.corriere.it/opinioni/20_ottobre_22/nagorno-karabakh-b67ecf8a-147e-11eb-945d-f4469a203703.shtml?refresh_ce. [29] In particolare dall’ex sottosegretario agli esteri Mario Raffaelli per il biennio 1992-93. [30] Nello specifico tale visione prevedeva che la fine dell’impero sovietico potesse aprire delle prospettive novellate, con dei potenziali spazi inediti d’influenza da poter esercitare. [31] All’interno di un’area che si annunciava di importanza fondamentale per le sue risorse petrolifere. [32] www.eurasianbusinnessdispatch.com/ita/archivio/Cento-anni-di-relazioni-tra-Italia-ed-Azerbaijian-di-Giacomo-De-Carlo-574-ITA.asp [33] www.corriere, cit. [34] www.regione.taa.it/codice/accordo.aspx. [35] L’Armenia conquistava nel frattempo sul terreno un collegamento fisico con la provincia separatista. [36] L’Italia, nel pieno della tormenta Tangentopoli, non continuò ad avere un ruolo di spessore all’interno un territorio dove diversi anni provò faticosamente a rientrare. La direzione della mediazione da allora passò nelle mani di: Russia, Stati Uniti e Francia sempre nell’ambito della cornice del Gruppo di Minsk. [37]I legami culturali tra i due paesi sono riconducibili alle iscrizioni romane nella zona più orientale, rinvenute vicino Baku nel Gobustan, oltre allo storico gemellaggio tra la capitale azera e Napoli. [38] Con la partecipazione al processo di diversificazione economica che stia intraprendendo. [39] www.ilsole24ore.com/art/azerbaijan-7-anni-primo-fornitore-petrolio-dell-italia-AC82f0KB [40] Il presidente azero Ilham Aliyev nella corsa di una visita ufficiale del 20 febbraio 2020, nell’ambito del Business Forum, si era espresso così: «Si può approfondire la collaborazione tra noi in diversi settori come i trasporti, il turismo, l’agroalimentare, l’acqua e l’energia eolica» . [41] www.argomenti.ilsole24ore.com/ilham-aliyev.html [42] www.formiche.net/2020/02/azerbaijan-forum-roma-italia-ice-imprese-farnesina. [43] Nella striscia di terra tra il mar Caspio e il mar Nero scorre la sopravvivenza energetica dell’Europa, ovvero il petrolio e gas. Dal Tap, che dall’Azerbaijan arriva in Italia attraverso la Puglia, al Cmg ( Corridoio meridionale del gas), senza dimenticare l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan che dribbla proprio l’Armenia. [44]www.balcanicaucaso.org/Newsletter/Appuntamenti/Nagorno-Karabakh-cosa-sta-succedendo/(from)/newsletter. [45]www.balcanicaucaso.org/aree/Azerbaijan/Azerbaijan-internet-in-tempo-di-guerra-205919/(from)/newsletter [46] www.corrierequotidiano.it/economia/azerbaijan-da-7-anni-primo-fornitore-di-petrolio-dellitalia. [47] Fin dal tempo dei romani, con l’invito da parte di Nerone nel 66 d.C. al re armeno Tiridate I per l’incoronazione nel Foro, sono stati strettissimi i legami fra gli Armeni e l’Italia. [48] L’interesse degli imprenditori italiani verso la nazione armena è cresciuto in maniera esponenziale gli investimenti effettuati recentemente si riferiscono: ai settori del tessile, della ceramica, dell’energia. Negli ultimi due anni l’interscambio commerciale è aumentato quasi del 50%. [49] A causa della pandemia da coronavirus nella prima metà di quest’anno è stata registra una diminuzione del valore totale degli scambi commerciali attestata al 21%. [50] Diverse città italiane hanno santi patroni armeni come ad esempio: San Gregorio Illuminatore, San Biagio, San Miniato. [51] www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/29/nagorno-karabakh-il-petrolio-azero-o-gli-storici-rapporti-con-larmenia-gli-interessi-italiani-nel-conflitto-del-caucaso-meridionale. [52]www.comunitaarmena.it/gli-armeni-e-litalia. [53] Con gli anni venti del Novecento, l’Italia conosce un afflusso (limitato rispetto ad altre aree geografiche) di profughi armeni scampati al genocidio del 1915-18. [54] www.ispionline.it/it/pubblicazioni-ricercatore/19549?page=5. [55] Come strumento di soft power. [56]www.linkiesta.it/2020/10/armenia-azerbaijan-nagorno-karabakh-unione-europea-guerra-turchia-russia/ [57] AYLISLI A., Sogni di pietra, Guerini Associati, Milano, 2015, pag. 15. [58] In maniera utile a garantire vantaggi reciproci nei teatri dove combattono su fronti opposti. [59] Come ad esempio in Libia. [60] Con un incremento del 20% rispetto al 2019. [61] Tale fattore è stato eloquentemente espresso nell’aforisma turco “Una nazione in due Stati”. [62] La Russia, consapevole sia dell’equilibrio militare che del potenziale squilibrio diplomatico, ha perseguito una politica di cosiddetta “ambivalenza controllata”. [63] Nello specifico vendendo armamenti tanto a Baku quanto a Yerevan. [64] Una base militare a Gyumuri (esercito di terra) ed a Erebuni (aviazione). [65] La Russia è il principale partner commerciale dell’Armenia. Le rimesse sono fondamentali per la debole economia armena, visto che costituiscono più del 13% del PIL. [66]www.balcanicaucaso.org/aree/Nagorno-Karabakh/Nagorno-Karabakh-la-lunga-mano-di-Mosca-205416. [67] La Federazione Russa aveva mal digerito la “rivoluzione di velluto” del 2018 in Armenia con cui si era insediato il nuovo premier Pashinyan. [68] Grossraum secondo la concezione di Carl Schmitt. [69]www.ispionline.it/it/pubblicazione/rivoluzione-di-velluto-armenia-nuova-stagione-di-democrazia-20357.


Bibliografia


1) AYLISLI A., Sogni di pietra, Guerini Associati, Milano, 2015.

2) MAHMUDOV Y., Il Khanato di Irevan: la conquista russa e la migrazione degli armeni nelle terre dell’Azerbaigian settentrionale, Accademia Nazionale delle Scienze dell’Azerbaigian, Istituto di Storia “A.A. Bakikanov”, Baku, 2010.

3) RAU J., Il Nagorno-Karabakh nella storia dell’Azerbaigian, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2012.

4) RONZITTI N., Il conflitto del Nagorno-Karabakh e il diritto internazionale, Giappichelli, Torino, 2014.

5) VAGNINI A., “L’epoca sovietica (1920-1991), in Azerbaigian. Una lunga storia”, Passigli Editore, Firenze,2015.


Romanzo consigliato: AYLISLI A., Sogni di pietra, Guerini Associati, Milano, 2015.


Sitografia


1) www.argomenti.ilsole24ore.com/ilham-aliyev.html.

5) www.balcanicaucaso.org/aree/Nagorno-Karabakh/Nagorno-Karabakh-la-lunga-mano-di-Mosca-205416.

8) www.corrierequotidiano.it/economia/azerbaijan-da-7-anni-primo-fornitore-di-petrolio-dellitalia.

11) www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/29/nagorno-karabakh-il-petrolio-azero-o-gli-storici-rapporti-con-larmenia-gli-interessi-italiani-nel-conflitto-del-caucaso-meridionale.

12) www.ilsole24ore.com/art/azerbaijan-7-anni-primo-fornitore-petrolio-dell-italia-AC82f0KB.

14) www.ispionline.it/it/pubblicazione/rivoluzione-di-velluto-armenia-nuova-stagione-di-democrazia-20357.

15) www.ispionline.it/it/pubblicazioni-ricercatore/19549?page=5.

18) www.oasiscenter.eu/it/armenia-rivoluzione-velluto-non-violenta-2018.

19) www.regione.taa.it/codice/accordo.aspx.

20) www.reportdifesa.it/wp-content/uploads/2017/09/Risoluzione-Consiglio-di-Sicurezza-Nazioni-Unite-numero-874-del-1993.pdf.


Risoluzioni Consiglio di Sicurezza Onu: 822, 853, 874, 884 del 1993.

Comments


bottom of page