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Verso una normativa europea in materia di due diligence e responsabilità delle imprese

Aggiornamento: 2 set 2021

1. L’attuale regime giuridico in materia di Business and Human Rights


In un’economia sempre più globalizzata come quella contemporanea si è posta all’attenzione della collettività e dei policy maker l’esigenza di regolare l’attività delle imprese multinazionali in tema di rispetto dei diritti umani e di tutela dell’ambiente. Attraverso la delocalizzazione, di tutte o alcune fasi della produzione, e l’approvvigionamento di materie prime in Paesi a basso reddito, molte compagnie multinazionali hanno potuto abbassare i propri costi di produzione approfittando di pressoché inesistenti normative locali in tema di diritti dei lavoratori, rispetto degli standard sanitari e tutela dell’ambiente. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro si contano circa 25 milioni di vittime per lavoro forzato nel mondo, 152 milioni di minori sfruttati, 2,78 milioni di morti per malattie professionali, e 374 milioni di infortuni sul lavoro.


Per contrastare questo fenomeno, fino ad oggi, sono stati adottati alcuni strumenti internazionali per incoraggiare la condotta responsabile delle imprese, con il fine di contribuire al progresso economico, ambientale e sociale del pianeta. I due strumenti più importanti sono le Linee guida adottate dall’Ocse e i Principi guida su imprese e diritti umani adottati in seno alle Nazioni Unite. Questi due documenti rappresentano una raccolta di autorevoli standard internazionali che le imprese sono chiamate a seguire al fine di mitigare l’impatto negativo della loro attività sui diritti umani.

Fonte: https://www.ohchr.org/Documents/Issues/Business/Session18/CompanionNote1DiligenceReport.pdf

I particolare, i Principi guida delle Nazioni Unite individuano tre pilastri sui quali basare un’efficace azione di prevenzione e repressione delle violazioni dei diritti umani da parte delle imprese:


  1. L’obbligo dello Stato di proteggere i diritti umani;

  2. La responsabilità dell’impresa di rispettare i diritti umani;

  3. L’accesso a dei rimedi effettivi.

Fonte: https://www.unpri.org/human-rights-and-labour-standards/why-and-how-investors-should-act-on-human-rights/6636.article

2. La scarsa efficacia degli attuali strumenti normativi


Gli strumenti appena citati non sono però vincolanti per le imprese multinazionali, le quali possono scegliere di uniformarsi agli standard suggeriti dalle Nazioni Unite e dall’OCSE su base volontaria. Dal canto loro, i singoli Stati hanno iniziato ad introdurre delle normative nazionali in materia di due diligence delle imprese, come ad esempio la Francia che nel 2017 ha introdotto una disciplina vincolante in materia di responsabilità sociale per le grandi imprese. Anche altri Stati, come Germania, Regno Unito e Stati Uniti, stanno discutendo l’introduzione di normative simili.

Tuttavia, la frammentazione del quadro normativo che deriverebbe dall’adozione di una moltitudine di regimi nazionali potrebbe provocare fenomeni di concorrenza sleale a svantaggio delle imprese che adottano un rigoroso sistema di due diligence volto ad assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente e dei diritti umani in generale lungo tutta la catena di produzione.

Inoltre, come evidenziato dallo Studio sugli obblighi di due diligence lungo la catena di produzione, effettuato per conto della Commissione europea, “la generalità dei soggetti interessati ritiene che le attuali attività di due diligence siano del tutto insufficienti per contrastare l’impatto sui diritti umani e sull’ambiente”.


3. Verso l’adozione di uno strumento vincolante


Per tutte queste ragioni sarebbe auspicabile un intervento uniformatore a livello europeo volto ad introdurre uno strumento vincolante per tutte le imprese che operano nel territorio dell’Unione e per quelle che vogliono intrattenere rapporti commerciali con i suoi Stati membri. A tal riguardo, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione, il 10 marzo 2021, con la quale ha chiesto alla Commissione europea di emanare una direttiva per uniformare le regole sulla responsabilità sociale di impresa e gli obblighi di due diligence a livello europeo. I punti salienti che dovrebbe contenere tale direttiva riguardano l’obbligo per le imprese di prevenire qualsiasi effetto negativo su diritti umani e ambiente in tutta la catena di valore, il divieto di importare prodotti legati a gravi violazioni dei diritti umani come il lavoro forzato o minorile, nonché la previsione di sanzioni per il mancato rispetto degli obblighi di diligenza e meccanismi efficaci di supporto legale per le vittime nei paesi terzi.


Secondo la relatrice Lara Wolters: “Questa nuova legge sugli obblighi di dovuta diligenza aziendale stabilirà lo standard per una condotta commerciale responsabile in Europa e non solo. Ci rifiutiamo di accettare che la deforestazione o il lavoro forzato facciano parte delle catene di fornitura globali. Le imprese dovranno prevenire e affrontare i danni causati alle persone e al pianeta nelle loro catene di approvvigionamento”.


4. Osservazioni conclusive


Il Commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, ha annunciato che presenterà una proposta legislativa in materia entro la fine dell'anno. Naturalmente, il monitoraggio dell’intera catena di produzione, che si presenta ormai distribuita e frammentata a livello globale, non è un compito facile, soprattutto per le piccole e medie imprese. D’altra parte, la tecnologia può venire in aiuto anche in questo campo e, come suggerito dal Parlamento europeo, la tecnologia blockchain potrebbe rappresentare un adeguato strumento per rendere più agevole, sicuro e veritiero il tracciamento di tutti i passaggi all’interno delle catene di produzione. Inoltre, per rendere più accessibile ed efficace il sistema dei rimedi e dei controlli è possibile prendere ispirazione dai settori della concorrenza e della protezione dei dati personali che si avvalgono principalmente di autorità indipendenti di garanzia.


L’elaborazione di una normativa europea in materia di responsabilità sociale di impresa rappresenta, dunque, un importante passo verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, lotta al cambiamento climatico e promozione e tutela dei diritti umani a livello globale. In un’ottica più ampia, il nuovo strumento rappresenterà anche un contributo fondamentale per il successo del Green Deal europeo. Bisogna quindi sperare che la Commissione europea mantenga la parola data.


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Bibliografia/Sitografia


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