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Le tante piaghe del Sud Sudan

Aggiornamento: 2 feb 2022


La rubrica apre il suo 2018 guardando, come da tradizione, a un conflitto dimenticato, quello in Sud Sudan. Il più giovane Stato del mondo (nato nel luglio 2011, dopo un referendum che ne ha sancito l’indipendenza dal Sudan) è infatti in piena guerra civile dal 15 dicembre 2013. Inizialmente il conflitto era prevalentemente su basi etniche, in cui si contrapponevano i Dinka (gruppo maggioritario di cui è espressione il presidente Salva Kiir) e i Nuer (rappresentati invece dall’ex vicepresidente Riek Machar). Adesso, i connotati dello scontro stanno diventando peculiarmente economici, ossia si combatte tra i vari gruppi per il controllo dei pozzi di petrolio, controllo che tuttavia risulta pressoché fine a se stesso se non si riesce a venire a patti con il Sudan che ha il monopolio degli oleodotti per la distribuzione di quanto estratto. Estrazione che, naturalmente, ha subito battute d’arresto non indifferenti dopo lo scoppio delle ostilità.

Il conflitto ad oggi conta oltre 300.000 morti e 4 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case, alcuni rimanendo sfollati all’interno del Paese (1,9 milioni) altri emigrando (2,1 milioni). Il 60% della popolazione soffre di denutrizione per via della carestia che falcidiando la regione, ma il dato assolutamente più preoccupante è il numero elevatissimo di bambini soldato: hanno quasi raggiunto la cifre di 19.000 i minori di quindici anni ad essere stati arruolati dall’inizio del conflitto. Il Sud Sudan è indubbiamente il Paese al mondo con il maggior numero di bambini soldato.

Fortunatamente, il 7 febbraio oltre 300 di questi bimbi sono stati rilasciati e consegnati alla Missione ONU nel Paese. Per approfondimenti clicca qui.

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