Le misure dell’UE in tempi di covid-19: un quadro sintetico
- 14 lug 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 14 nov 2020
(di Eugenia Esposito)
1. La necessaria risposta dell’Unione Europea all’emergenza sanitaria.
L’emergenza sanitaria che negli ultimi mesi ha colpito l’Unione Europea nonché tutto il mondo ha assunto dei connotati tali da renderla un’emergenza economica e sociale.
In un primo momento, di fronte ad atteggiamenti improvvidi assunti a livello della Banca Centrale Europea (BCE) seguiti da crolli delle Borse ed impennate dello spread, sembrava che l’idea di rilancio dell’UE - così come auspicata dalla Presidente della Commissione Europea - fosse stata messa in discussione. Da quella situazione ne è derivata la necessità di dare segnali di fiducia, decisivi e capaci di fronteggiare le emergenze attuali.
2. I 4 punti essenziali della risposta
Quella dell’UE è stata una risposta focalizzata su quattro punti essenziali: limiti alla diffusione del virus, fornitura di attrezzature mediche, promozione della ricerca e sostegno all’occupazione ed all’economia. Tra le principali misure finalizzate a limitare la diffusione del virus, la più notevole e di impatto è stata la sospensione temporanea del Trattato Schengen, relativo alla libera circolazione delle persone e delle merci. Per quest’ultime, tuttavia, gli Stati membri si sono impegnati a garantirne la libertà. Un tale segnale, deciso all’unanimità dagli Stati membri, ha conferito all’Unione Europea un ruolo di iniziativa necessario ad affrontare emergenze di tal genere (1).
In relazione alla fornitura di attrezzature mediche, sono state lanciate quattro procedure di aggiudicazione congiunta per la fornitura di dispositivi di protezione individuale e, tra le altre iniziative, è stato disposto che le esportazioni di dispositivi di protezione individuale fuori dall’UE fossero autorizzate dagli Stati membri.
Sul fronte della ricerca, l’Unione Europea sta mobilitando risorse per lo sviluppo di vaccini e di cure mediche idonee a rallentare la diffusione del Covid-19, poiché la salute dei cittadini resta una priorità assoluta.
3. Le principali misure economiche e sociali: una sintesi
Le misure oggetto di attenta riflessione sono quelle relative all’ambito economico e sociale. Rispetto alla crisi dell’eurozona del 2008, oggi l’Unione Europea ha reagito con maggiore prontezza, anche grazie ad una maggiore preoccupazione diffusa tra tutti gli Stati membri relativa alle conseguenze economiche e sociali innescate dall’emergenza sanitaria.
Sono stati quindi attivati numerosi interventi, tra i quali spiccano: il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) con gli opportuni adattamenti all’emergenza sanitaria, il Fondo di garanzia della Banca Europea degli Investimenti (BEI), ed il SURE (Support to mitigate Unemployment risks in an Emergency). La proposta più ambiziosa e di impatto riguarda il Recovery Fund, ridenominato Next Generation EU, presentato il 27 maggio in occasione del discorso tenuto al Parlamento Europeo dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen (2).
4. Il MES - Pandemic Crisis Support
Quanto al MES, occorre premettere che si tratta di uno strumento di natura permanente istituito nell’ottobre del 2012 mediante un trattato intergovernativo, ed ha come obiettivo quello di garantire la stabilità finanziaria dell’eurozona, dando assistenza finanziaria agli Stati membri che si trovino in particolare difficoltà (3). Di norma, tale assistenza è soggetta al rispetto di condizioni macroeconomiche, relative all’attuazione di riforme, in particolare quelle strutturali. A causa dell’emergenza attuale un tale vincolo non è più previsto, dal momento che vige la regola secondo la quale il prestito è erogato al fine di sostenere le spese sanitarie dirette ed indirette necessarie alla gestione dell’emergenza. Per questo motivo è stato ribattezzato Pandemic Crisis Support, il cui ammontare totale risulta pari a 240 miliardi di euro, e la cui disponibilità si protrae fino alla fine del 2022.
Al di là delle critiche mosse nei confronti di questo strumento, le condizioni del prestito risultano essere favorevoli: il tasso di interesse su base annua applicato ammonta ad una cifra prossima allo 0, pari allo 0,1%. La durata del prestito, inoltre, è pari a massimo 10 anni, ed è operativo dal 1° giugno di quest’anno.
5. Il Fondo di Garanzia della Banca Europea degli Investimenti (BEI) ed il SURE
Con riferimento al Fondo di Garanzia della BEI, pari a 25 miliardi di euro, l’obiettivo è quello di erogare finanziamenti fino a 200 miliardi di euro a favore delle piccole e medie imprese (PMI), che in questo periodo necessitano di liquidità immediata per fronteggiare l’emergenza attuale. Il fondo sarà finanziato dagli Stati membri, in proporzione alla loro partecipazione alla BEI, e reso disponibile col tramite degli intermediari finanziari quali, ad esempio, le banche.
Un’altra misura approvata recentemente e proposta dalla Commissione nei primi giorni di aprile è il cd. SURE, uno strumento temporaneo che fornirà assistenza agli Stati membri sul piano occupazionale. L’adesione a tale strumento avviene su base volontaria da parte degli Stati. Esso si sostanzia in prestiti, per un ammontare fino a 100 miliardi di euro, finalizzati a “proteggere i posti di lavoro ed i lavoratori, in quanto garantisce che gli Stati membri dispongano dei mezzi necessari per finanziare misure di lotta contro la disoccupazione e la perdita di reddito” (4).
6. Next Generation EU: una risposta ambiziosa
Dalla lettura sintetica di queste misure si evince facilmente che la parola “prestiti” è spesso menzionata. Ci si chiede, allora, se questi strumenti possano dirsi sufficienti a fronteggiare un’emergenza dalla portata epocale. Ecco che in questo quadro si inserisce la proposta del Next Generation EU: non solo prestiti, ma anche sovvenzioni o “contributi a fondo perduto” che dir si voglia, per un totale di 750 miliardi di euro. Parte di questo ammontare, quindi, sarà finanziato mediante debito emesso dall’esecutivo comunitario, e non dai singoli Stati membri. Un tale programma, inoltre, stando alle parole di von der Leyen, “andrà ad aggiungersi al Bilancio UE a lungo termine di 1 100 miliardi di euro”.
Tre sono i pilastri del Next Generation EU:
1. sostenere gli investimenti e le riforme degli Stati membri attraverso il Recovery and Resilience Facility (RRF), come strumento più importante, pari a circa 560 miliardi di euro, suddivisi tra prestiti e sovvenzioni.
2. incentivare gli investimenti privati, col fine di sostenere le imprese che operano nelle regioni maggiormente colpite dalla pandemia.
3. rafforzare la sicurezza sanitaria, la ricerca nel campo della salute ed il meccanismo di protezione civile dell’Unione Europea.
7. Strategia di ripresa a lungo termine.
Il programma, inoltre, prevede una strategia di ripresa a lungo termine, basata su alcuni punti chiave: il Green Deal europeo, il digitale, equità ed inclusione.
Il Green Deal europeo (si veda sul punto l'analisi di Marco D'Amato) ha come obiettivo quello di rendere l’Europa neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Per perseguire una tale finalità sarà quindi necessario adottare una serie di misure, che vanno dalla decarbonizzazione del settore energetico ad una totale ristrutturazione degli edifici, sostenendo poi l’industria nell’innovazione ed intervenendo nel settore della mobilità, con mezzi di trasporto più puliti e più sani.
L’adattamento all’era digitale è un altro importante elemento di questa strategia, soprattutto in virtù delle necessità di ricorrere allo smart-working durante il cd. lockdown. L’idea, in tal caso, è quella di rilanciare gli investimenti nell’ottica di garantire una maggiore ed efficace connettività, mediante lo sviluppo della rete 5G. Accanto a questo, si intende rafforzare la tecnologia nei settori strategici, specie quelli relativi all’intelligenza artificiale.
Ulteriormente significativa è poi la strategia che punta ad una ripresa “equa ed inclusiva” soprattutto nel campo delle competenze digitali, mediante l’istituzione di un’agenda per le competenze per l’Europa ed un piano di azione per l’istruzione digitale, e nel campo sociale, con la previsione di salari minimi equi e misure di sostegno per i lavoratori vulnerabili.
8. I possibili scenari futuri: questioni ancora aperte.
L’iniziativa della Commissione è stata definita storica su più fronti, e si tratta di una “dimostrazione di solidarietà e di comune interesse” (5), perché un intervento comune può dare un contributo al rilancio dell’Unione Europea, non solo dal punto di vista economico ma anche in un’ottica di rilancio dell’integrazione europea.
La proposta è stata presentata e ora spetterà ai Governi nazionali decidere se apportare modifiche o dare il loro placet. Se da un lato sono probabili delle modifiche in termini di ripartizione del denaro, dall’altro si riscontra una comune volontà relativa all’emissione di titoli comuni, ipotesi che è stata definita “impensabile” fino a qualche settimana fa. In questo momento a contare è la capacità dei singoli Paesi e dei loro leader ad assumere una posizione chiara, che vada nella direzione auspicata in tempi brevi.
Passi avanti sono stati fatti. C’è da chiedersi quali saranno gli sviluppi futuri che, viste le ultime novità, potrebbero anche avere degli esiti inaspettati e, forse, anche impensabili sino a qualche mese fa.
(1) Si rimanda alle dichiarazioni dell’Ambasciatore Raniero Vanni d’Archirafi contenute nell’articolo del Sole 24 ore: .ilsole24ore.com
(2) Il discorso integrale è reperibile sul sito della Commissione Europea: (ec.europa.eu)
(3) Il MES è entrato in funzione in occasione della crisi dell’eurozona (2011-2012), ed ha fornito assistenza finanziaria alla Grecia, alla Spagna, al Portogallo, all’Irlanda ed al Cipro.
(4) Intervento del Presidente di turno dell’ECOFIN Zdravko Maric, vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze della Croazia.
(5) Intervento di Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli Affari Economici, in occasione della presentazione del piano Next Generation EU presentato il 27 maggio.
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