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Le fake news e la lotta alla disinformazione: le risposte dell’Unione Europea

Aggiornamento: 4 set 2021

fakenews
Fonte: www.europarl.europa.eu

1. Fake news e disinformazione: definizioni.


Negli ultimi anni si sono ampliamenti diffusi termini quali disinformazione e fake news. Secondo la definizione offerta da Treccani (www.treccani.it), la fake news è una locuzione inglese utilizzata per designare “un’informazione in parte o del tutto non corrispondente al vero, divulgata intenzionalmente o inintenzionalmente attraverso il Web, i media o le tecnologie digitali di comunicazione, e caratterizzata da un’apparente plausibilità”. Una tale plausibilità risulta “alimentata da un sistema distorto di aspettative dell’opinione pubblica e da un’amplificazione dei pregiudizi che ne sono alla base”. Conseguenza di ciò è la condivisione, la diffusione e, negli ultimi tempi, la produzione di notizie ed informazioni non supportate da una verifica relativa alle fonti.


Strettamente connessa e sinonimo di fake news è la disinformazione, avente ad oggetto un contenuto falso o fuorviante, la cui diffusione avviene con l'intento di ingannare o ottenere un profitto, causando così danni che coinvolgono l’intera collettività.

Poste queste definizioni, risulta ora opportuno indagare a fondo i motivi della diffusione di tali fenomeni e le risposte offerte dall’Unione Europea nel corso degli anni, ponendo particolare attenzione al periodo che parte nel 2015 e che arriva ai giorni nostri, con la pandemia da Covid-19 a fare da padrona.


2. I motivi legati alla diffusione della disinformazione.


Posto che la disinformazione esiste da sempre, e che la verità non risulta accessibile a tutti (1), è altrettanto indiscutibile che l’utilizzo incontrollato di Internet e dei social network ha aumentato le possibilità che le fake news siano prodotte e poi diffuse. Il problema sussiste non solo perché tali notizie vengono messe in rete, ma anche perché vengono condivise con immediatezza dai social network, raggiungendo milioni di utenti. La questione delle fake news rappresenta, inoltre, il risultato delle difficoltà incontrate dai media tradizionali nel comprendere le trasformazioni dell’ultimo decennio (2) che, ad esempio, nello scenario italiano, ha visto l’affermazione di Facebook come secondo strumento di diffusione delle notizie, dopo il telegiornale (3).


Oltretutto, il tema della disinformazione chiama in causa uno dei più importanti principi democratici del nostro tempo: la libertà di espressione e d’informazione, tutelata espressamente nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea all’art. 11 (4), oltre che nella Costituzione Italiana all’art.21.


Poste queste premesse, si cerca ora di capire come, e fino a che punto, si possa proteggere la popolazione dalla disinformazione senza limitarne la libertà d'espressione.


3. Le risposte dell’Unione Europea nel periodo 2015-2018.


Nel 2015 l'Unione Europea ha cominciato a porre le fondamenta per una strategia attiva di contrasto alla disinformazione, intesa come vera e propria minaccia alla democrazia. L'allora Alto rappresentante per la politica Estera, Federica Mogherini, aveva istituito una task force – la cd. East StratCom – il cui strumento principale era un sito, EuVsDisinfo (www.euvsdisinfo.eu), che si poneva come obiettivo quello di accrescere la consapevolezza dei cittadini verso le operazioni di disinformazione della Federazione Russa (5). In particolare, si voleva far comprendere come le fake news prodotte al di fuori dell'Unione Europea potessero essere capaci di entrare nel dibattito pubblico europeo tramite il Web e poi contribuire all’instabilità politica e sociale, anche grazie al contributo dei populisti o dei complottisti.


Una tale iniziativa, tuttavia, si rivelava insufficiente ai fini del contrasto alla disinformazione, vista la portata massiccia del fenomeno, di valenza non solo interna e comunitaria ma anche globale.


Un passo avanti avviene nel 2018, quando la Commissione europea adotta una serie di iniziative (6), tra cui la proposta per l’adozione di un Piano d'azione contro la disinformazione (eur-lex.europa.eu), focalizzato su una risposta coordinata dell’Unione Europea e basato su 4 pilastri (7), il terzo dei quali pone particolare attenzione al Codice di condotta sottoscritto dalle principali piattaforme online (8) per contrastare la disinformazione e per concentrarsi sulle azioni urgenti e necessarie per garantire l'integrità delle elezioni europee del 2019. Il Codice, tuttavia, non è stato del tutto soddisfacente ma ha spianato la strada per riflettere ancor di più sul tema.


4. Il piano d’azione per la democrazia europea.



european democracy action plan
Fonte: ec.europa.eu

Ascesa dell'estremismo e della polarizzazione, la distanza percepita tra i cittadini e i loro rappresentanti eletti e, soprattutto, utilizzo delle libertà fondamentali – tra cui la libertà di espressione - per ingannare e manipolare: queste sono le sfide che, secondo la Presidente della Commissione Europea, la pandemia da Covid-19 ha enfatizzato. In questo contesto così complesso si colloca il piano d’azione per la democrazia europea (COM(2020) 790 final) che, in quanto tale, rientra tra le 6 priorità della Commissione Europea per il quinquennio 2019-2024.


Posto che la libertà di espressione e il diritto dei mezzi di comunicazione e della società civile di valutare le azioni statali sono cruciali in questa crisi, il piano d'azione per la democrazia europea mira a dare una risposta globale dell’Unione Europea, basata su una serie di iniziative, qui di seguito esposte.


In primo luogo l'UE intende avvalersi di un pacchetto di strumenti della diplomazia informatica, finalizzati a contrastare le ingerenze straniere, che possono tradursi anche nell’imposizione di sanzioni nei casi più gravi. In tale contesto risulta necessario anche intensificare il sostegno verso le autorità nazionali, i media indipendenti e la società civile nei paesi terzi, al fine di individuare e rispondere alle operazioni di disinformazione.

In secondo luogo occorre una riforma del Codice di buone pratiche sulla disinformazione, basato su un approccio di coregolamentazione degli obblighi e della responsabilità delle piattaforme online, conforme al quadro delineato dalla prossima legge sui servizi digitali (Digital Service Act).


In base a questo approccio di coregolamentazione, la Commissione pubblicherà degli orientamenti che andranno a definire le modalità attraverso cui rafforzare il codice di buone pratiche ed istituire un quadro più solido per valutarne l'attuazione. Trattandosi di materie particolarmente complesse, l’intenzione della Commissione è quella di adottare un approccio multipartecipativo, basato sul coinvolgimento delle piattaforme digitali e di tutti gli attori coinvolti, come i media, la società civile e le istituzioni accademiche.


5. Conclusioni


Posta l’assoluta indispensabilità dei meccanismi di coregolamentazione, nel contesto della lotta alla disinformazione altrettanto importante per l’Unione Europea è la cd. alfabetizzazione digitale, utile a formare i cittadini nei processi di verifica delle informazioni, della relativa trasmissione e del grado di credibilità. Una tale alfabetizzazione rappresenta una priorità nel piano d'azione per l'istruzione digitale (eur-lex.europa.eu), e mira a realizzare un'efficace partecipazione dei cittadini e, soprattutto, dei giovani, alla società e ai processi democratici.


Poste queste premesse può dirsi che, nella lotta alla disinformazione, la coregolamentazione e l’educazione digitale rappresentino le principali strategie pensate a livello di Unione Europea. A parere di chi scrive, le due soluzioni contribuiscono a ripartire le responsabilità a livello decentrato e, conseguentemente, ad assegnare un ruolo preminente non solo agli Stati ed alle piattaforme social ma anche ai cittadini stessi dell’Unione Europea. L'attività dell'UE, dunque, continua e continuerà ad essere svolta nel pieno rispetto dei principi fondamentali, tutelando pienamente la libertà di espressione.


(scarica l'analisi)

Bibliografia/Sitografia


(1) M. MORCELLINI, Informazione social, uno scrigno vuoto, in Coscienza, n. 4/2018, p. 29

(2) A. CANDIDO, Libertà di informazione e democrazia ai tempi delle fake news, in federalismi.it, n. 20/2020, p. 106

(3) Lo utilizza per informarsi il 31,4% degli italiani: dato estratto dal 16° Rapporto sulla comunicazione - i media e la costruzione dell’identità della Fondazione Censis (Sintesi_27_censis.pdf)

(4) Così dispone l’art. 11: «ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera»

(5) Le strategie di disinformazione appartengono alla visione russa sin dagli anni della Guerra Fredda, e recentemente rientrano nell’orbita della cd. dottrina Gerasimov. Si tratta di una dottrina ideata sul fronte militare, basata sull’affermazione secondo cui le nuove guerre si combattono non solo con le armi ma anche con un’attenta analisi dei fattori socio–economici e, inoltre, con la partecipazione di soggetti non appartenenti al contesto militare, come aziende private o identità civili di diverso tipo. Per approfondire si veda N. CRISTADORO, La dottrina Gerasimov e la filosofia della guerra non convenzionale nella strategia russa contemporanea, 2018 e I. MANELLI, Le guerre dell’informazione: RT per “rompere il monopolio anglosassone sui flussi di informazione globali”

(6) Ad esempio, cfr. i seguenti atti adottati dalla Commissione europea: Comunicazione, COM(2018) 236, 24 aprile 2018, Contrastare la disinformazione online: un approccio europeo; Experts appointed to the high-level group on Fake News and online disinformation, 12 gennaio 2018; Code of practice on disinformation, 26 settembre 2018; A multi-dimensional approach to disinformation. Report of the indipendent high level group on fake news and online disinformation, marzo 2018.

(7) La risposta coordinata alla disinformazione presentata nel presente piano d'azione si basa su quattro pilastri: (i) migliorare le capacità delle istituzioni dell'Unione di individuare, analizzare e denunciare la disinformazione; (ii) potenziare risposte coordinate e comuni alla disinformazione; (iii) mobilizzare il settore privato nella lotta alla disinformazione; (iv) sostenere azioni di sensibilizzazione e rafforzare la resilienza sociale.

(8) Il Codice è stato firmato dalle piattaforme online Facebook, Google e Twitter, Mozilla, nonché da inserzionisti e parti del settore pubblicitario nell' ottobre 2018.

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