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Il fenomeno dei richiedenti asilo Lgbti in Italia

Aggiornamento: 23 set 2022

Fig.1: Rifugiati Lgbti in Italia che manifestano contro la criminalizzazione dell’omosessualità nei loro Paesi d’origine. Fonte: Melting Pot Europa

1. Introduzione


Ad oggi, il tema dei richiedenti asilo Lgbti rischia – in Italia come in Europa – di essere paradossalmente occultato dalla crescente visibilità delle minoranze sessuali, pur essendo una dimensione non trascurabile dell’asilo e del mondo Lgbti. Ogni anno in Europa sono circa 10 mila i richiedenti asilo che fuggono da persecuzioni basate su orientamento sessuale e identità di genere[1]. La condizione del rifugiato Lgbti entra in diretto contatto con una serie circoscrivibile di elementi, tra cui, rilevantemente, l’identità sessuale (queer), l’integrazione nel contesto socio-giuridico italiano, la politica di accoglienza e, nondimeno, l’elemento religioso.

Nonostante il considerevole ritardo che si riscontra in Italia in merito agli studi sociologici sull’omosessualità – avviatisi dagli anni ’90 – alcuni rilevanti lavori accademici sono stati diretti allo studio delle tematiche Lgbti. Si tratta di un numero – ancora esiguo – di studi perlopiù incentrati sul processo di coming out, sul rischio nel comportamento sessuale, sulla discriminazione, sull’omofobia e sulle famiglie omogenitoriali[2]. Rimangono quindi ancora poco discusse alcune tematiche come la condizione del richiedente asilo Lgbti e l’intersezione tra subculture e omosessualità. Della prima si vuole trattare seppur sinteticamente in questo articolo.


Non si è ancora fatta luce sul motivo per cui alcune questioni sociali, identitarie, giuridiche, economiche e politiche ostacolino l’ accoglienza dei richiedenti asilo in Italia, né sulle dinamiche dell’interazione tra rifugiati Lgbti, e perciò manca un quadro completo della condizione del richiedente asilo Lgbti in Italia. Quale fotografia si può offrire del fenomeno dei richiedenti asilo Lgbti in Italia e da quali fattori le procedure e l’accoglienza risultano ostacolate? Su quale evoluzione giurisprudenziale poggia la disciplina? Si tenterà di rispondere a queste domande concentrandosi in primo luogo sul fenomeno dei richiedenti asilo (dapprima quantitativo e poi qualitativo), per poi accennare alla complessa evoluzione della disciplina e, infine, trattare degli ostacoli. L’ultimo paragrafo immaginerà un’evoluzione scientifica del metodo empirico per studiare questa tematica.


2. Il fenomeno dei richiedenti asilo Lgbti in Italia


Bisogna anzitutto ricavare un’immagine quantomeno sintetica del fenomeno, identificandone cioè la portata quantitativa (quanti sono i richiedenti asilo?) e qualitativa (chi sono i richiedenti asilo?).

Quanto al primo punto, gli unici dati ufficiali sul fenomeno in Italia sono quelli raccolti dal Ministero dell’Interno. A questi va poi aggiunto il rapporto finale del Progetto Epsilon che – fotografando la variazione del fenomeno – constata come la crescita dei flussi migratori a partire dal 2013 sia riflessa nel parallelo aumento di richieste presentate da persone Lgbti.

Identificare chi sono i richiedenti asilo è invece più complesso. Sulla base dei casi registrati, si potrebbe infatti certamente dedurre che il fenomeno sia principalmente maschile (gli uomini omosessuali richiedono protezione più delle donne). Tuttavia, un tale sbilanciamento uomo-donna poggia sull’avvio formale del processo di richiesta d’asilo come formalizzato dai dati ufficiali, senza perciò tenere conto dei maggiori ostacoli di cui soffre la popolazione femminile nell’ufficializzare la propria richiesta. I dati di UNHCR Italia mostrano la stretta correlazione tra l’esistenza di una legislazione omofoba e i Paesi di origine dei richiedenti. Nel 2016, in otto dei dieci primi Stati di origine, infatti, il rapporto sessuale tra persone dello stesso sesso non è legale e viene perseguito come «atto contro natura». Infine, due fattori si traducono nell’aggravio dell’insufficiente acquisizione d’informazioni: l’impatto dell’inconsapevolezza e quello della barriera linguistica. La prima coincide con l’assenza di informazioni circa la possibilità di presentare una domanda sulla base del proprio orientamento sessuale. La seconda invece corrisponde all’assenza di mediatori.

Fig.2: Carta dello stato della minoranza LGBT nel mondo. Fonte: ILGA

3. Migranti omosessuali e protezione internazionale


Oltre alla richiesta – e dunque al fenomeno quantitativo e qualitativo collegato ai flussi migratori – si può proporre una breve evoluzione giurisprudenziale: quando scatta la protezione internazionale?

Anzitutto, per la Corte di Cassazione va riconosciuta la protezione internazionale al migrante omosessuale che non può riunirsi con le persone del suo orientamento sessuale nel proprio Paese. In base all’ordinanza n. 2458/2020, infatti, «sussiste il diritto dell’individuo a socializzare conformemente alle proprie preferenze e, per l’effetto, il diritto a frequentare un gruppo sociale omosessuale».

Dopo un primo rigetto e il successivo ricorso per cassazione, il Tribunale di Milano ha riconosciuto nel 2017 lo status di rifugiato a un giovane di origine senegalese, in ragione della sua omosessualità, in ragione della credibilità del ricorrente sia alla luce della documentazione prodotta dalla difesa. Il giudice del Tribunale ha riconosciuto lo status di rifugiato, poiché «le persone di orientamento omosessuale sono costrette a violare la legge penale del Senegal e a esporsi a gravi sanzioni, oltre che a discriminazioni e persecuzioni sociali, per poter vivere liberamente la propria sessualità».

La Corte di Cassazione ha poi più volte affermato che la valutazione di credibilità dell’esposizione del richiedente asilo deve tenere conto del contesto sociale di provenienza e delle caratteristiche individuali della persona esaminata. In particolare, il dubbio sulla credibilità delle affermazioni del richiedente asilo deve essere risolto tramite il criterio del «beneficio del dubbio» (che poggia peraltro sugli articoli 3, 17, 18, 19 e 21 Cost., in quanto quello inerente alla socializzazione dell’individuo è segmento costitutivo dei diritti fondamentali della persona).


Vi sono poi altre decisioni di fondamentale importanza nell’evoluzione della tematica. Esse muovono sul presupposto che l’orientamento sessuale costituisca ragione di persecuzione idonea a giustificare il riconoscimento dello status di rifugiato. In altre parole, si è affermata l’incorrettezza dell’esclusione dell’operatività della disciplina sul diritto di rifugio, con particolare riferimento – in diverse sentenze – alla protezione sussidiaria, alla protezione umanitaria, alle misure di accoglienza, alle questioni processuali, e soprattutto all’appartenenza a un determinato gruppo sociale (politico, religioso, ecc.).

A risultare elemento decisivo è perciò l’appartenenza del singolo a un gruppo sociale connotato da un dato orientamento sessuale e non già, in sé, l’orientamento sessuale proprio del singolo. Ciò trova conferma nel comma II dell’art. 8 del d.lgs. n. 251/2007.


4. Ostacoli alle procedure ed all’accoglienza


Discriminazioni e stereotipi sono fattori che viziano le procedure e ostacolano la fase successiva alla richiesta d’asilo, cioè l’accoglienza.


In merito alle procedure, a livello europeo, con l’attuazione del Sistema europeo comune di asilo (SECA, o CEAS) si è giunti a una posizione comune sul riconoscimento delle persone Lgbti come potenziali soggetti di protezione internazionale, armonizzando leggi e pratiche sull’asilo tra gli Stati membri. Soprattutto, l’articolo 10 della Direttiva Qualifiche ha riconosciuto l’orientamento sessuale (nel 2004), e l’identità di genere (nel 2011) come fattore d’appartenenza a un particolare gruppo sociale e, quindi, come motivo per ottenere protezione internazionale. Tuttavia, nonostante il tentativo di costruire una politica comune in materia di asilo – e ben oltre il tema specifico dei rifugiati omosessuali – sussistono molte differenze difficilmente sintetizzabili in un unico sistema; non esistono quindi linee guida comuni su come gestire le istanze di protezione presentati da minoranze sessuali e di genere.

In alcuni Stati membri, infatti, sono stati segnalati diversi casi di discriminazioni o di pregiudizi contro i richiedenti asilo, in cui sono state domandate ad esempio delle prove dell’esistenza di un processo. In merito a queste pratiche, l’Italia è un Paese virtuoso: l’esistenza di leggi che condannano l’omosessualità è considerata di per sé persecutoria. Questo, peraltro, nonostante la carta Rainbow Europe pubblicata da ILGA-Europe sul livello di tutela dei diritti Lgbti in Europa classifichi l’Italia 32esima su 49.

Il rapporto Fleeing Homophobia mette in luce come alcuni Paesi facciano persino ricorso a pratiche per determinare l’orientamento sessuale dei richiedenti (come in Repubblica Ceca ed in Slovenia). A questo requisito, detto di discrezionalità, l’Italia si affida poco.


Infine, nonostante i dati oggettivi, va detto che la percezione gioca un ruolo rilevante. L’Italia è percepita all’estero – e soprattutto nei Paesi nordeuropei – in modo difforme alla realtà, ovvero come un Paese carente quanto al tema della protezione internazionale. Questa percezione, oltre a celare l’esistenza di buone pratiche, incide sull’aggravio d’inconsapevolezza di cui si è trattato sopra, confermando peraltro l’inadeguata comunicazione tra organizzazioni e associazioni operanti in materia d’asilo e le richieste presentate da persone appartenenti alla minoranza Lgbti.

Riguardo all’accoglienza, essa è la fase più viziata dagli ostacoli socioculturali. In questa fase, le maggiori difficoltà sono quelle inerenti all’inserimento lavorativo, alle condizioni di lavoro e all’integrazione sociale. Anzitutto, vi è unanimità nell’affermare che l’eccessiva visibilità (o identificazione con il gruppo Lgbti) è legata a una minore integrazione. Ad esempio, il Progetto Epsilon ha riscontrato come diversi intervistati di un campione di richiedenti asilo Lgbti abbiano dichiarato che sia più sicuro nascondere il proprio orientamento sessuale all’interno dei centri d’accoglienza. D’altra parte, ancora oggi non esistono in Italia dei centri d’accoglienza dedicati esclusivamente a individui Lgbti. A tal proposito, sembra che l’attività del terzo settore sia impegnata in qualche modo da un tentativo di colmare questa lacuna: ad esempio, l’attività della cooperativa sociale Caleidos (centro di accoglienza aperto alla categoria Lgbti) sembra preludere a un maggiore interessamento per l’apertura di strutture già predisposte al fenomeno. Anche il governo, attraverso il PON Inclusione, ha voluto investire nell’inclusione sociale dei gruppi Lbgti.


5. Un modello interattivo 4x4x4


Si rileva come, in gran parte, la letteratura queer si è orientata verso un metodo convenzionale di ricerca, cioè quello ipotetico-deduttivo[3]. È più di recente tuttavia emersa l’esigenza di slegare dalla struttura convenzionale – binaria, osservabile e categorizzabile – il metodo di ricerca: ossia, di «guastare»[4] il metodo, di orientare cioè l’empirismo verso la molteplicità, il disallineamento e il silenzio. In quest’ottica, si può tentare di immaginare un modello multi-interattivo, che risponda all’esigenza di orientare l’empirismo verso una maggiore molteplicità e che, combinandosi a un metodo non convenzionale, innovi la ricerca del fenomeno.

In effetti, tanto l’individuo Lgbti quanto lo Stato, il contesto europeo e i fattori extraeuropei interagiscono tra di loro e determinano la condizione del richiedente asilo Lgbti. Così, a ogni interazione si potrebbe attribuire un acronimo, in modo da facilitare lo studio ed esplicitarne maggiormente la natura scientifica. Ogni interazione studia in modo qualitativo e quantitativo come queste variabili interagiscono tra loro sulla tematica in merito a questioni giuridiche, sociali e/o identitarie, economiche e politiche, abbracciando quindi quattro distinti punti di vista. Come interagiscono tra di loro, sulla tematica, queste variabili? Come interagiscono le persone Lgbti tra di loro, con lo Stato o con i fattori esterni, sul tema? Un modello interattivo 4x4x4 che, ricorrendo all’uso di acronimi, elenchi più precisamente le interazioni che sono l’oggetto dello studio e delle deduzioni attese:

Fig.3: Il modello interattivo a più variabili. Fonte: elaborazione dell’autore

Così, una ricerca più approfondita potrebbe rilevare – oltre alle fonti ufficiali – quelle secondarie (cioè monografie, periodici, rapporti, articoli scientifici e studi accademici, banche dati rilevanti sulla questione e interviste). Tra le più importanti si annoverano: il progetto europeo Epsilon (dati soprattutto qualitativi), il progetto SOGICA (con una prospettiva socio-giuridica), le riviste accademiche Journal of homosexuality, Atlantis: critical studies in Gender, Culture & Social Justice, Polari Journal e Sextures. Invece sotto un profilo statistico, le fonti di maggiore riferimento sono: ILGA (International Lesbian, Gay, Bisexual Trans and Intersex Association), TESOL International Association, Out4Immigration: associazioni che monitorano e documentano regolarmente lo status delle persone Lgbti nel mondo.


6. Conclusioni


Nel 2022, oramai superato il cinquantenario dai moti di Stonewall, che nel 1969 da Greenwich Village diedero una spinta propulsiva allo sviluppo di una più marcata resistenza di gay e lesbiche contro le discriminazioni, l’approccio alle tematiche Lgbti in Italia deve essere rivisto sotto una miglior luce: tra queste, soprattutto lo studio del legame tra flussi migratori e mondo Lgbti resta tra le tematiche maggiormente private di una trattazione esaustiva.


Lo si è dedotto, il fenomeno è quantitativamente correlato ai flussi migratori e qualitativamente sbilanciato: sotto il primo aspetto, a partire dal 2013 si è registrato un aumento del fenomeno; sotto il secondo, appare un fenomeno maschile per via degli ostacoli femminili a ufficializzare l’avvio della richiesta.

Si può poi affermare che a partire dal 2017 si è registrato un cambiamento nell’ordinamento giuridico italiano, che a seguito di alcuni rinvii da parte della Corte di Cassazione è oramai orientato a tenere conto del contesto sociale di provenienza e delle caratteristiche individuali della persona esaminata, al di là della credibilità.


Infine, sussistono degli ostacoli non trascurabili in merito alle procedure, laddove l’Italia sembra essere u Paese più virtuoso di altri Stati europei, e in merito all’accoglienza, in particolare di tipo socioculturale. L’ultimo paragrafo ha tentato di offrire una prospettiva scientifica d’evoluzione della riflessione, di orientamento dell’empirismo alla molteplicità tramite un approccio multi-interattivo.


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Note


[2] Zanola, p. 9

[3] Brim, Ghaziani, p.4

[4] Ibidem, p. 5 Methods

Bibliografia/Sitografia

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