Dittatura argentina: desaparecidos, madres e abuelas di plaza de Mayo, diritti umani e Piano condor
- Elena Scalabrin
- 13 feb 2023
- Tempo di lettura: 13 min

Il 20 novembre 2022 è morta Hebe de Bonafini, una dei membri fondatori del movimento “Madres de plaza de mayo” (“Madri di plaza de mayo”), che ogni settimana da più di 45 anni esigeva risposte sulla sorte dei figli, desaparecidos (“scomparsi”) durante la dittatura militare in Argentina. Il governo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale in sua memoria.
Questo evento ha riportato alla memoria i dolorosi eventi che colpirono l’Argentina negli anni ’70 e in particolare il contesto in cui questi si verificarono: la dittatura militare che governava la Casa rosada, guidata inizialmente da Jorge Videla, Emilio Eduardo Massera e Orlando Ramon Agosti, portava avanti a livello nazionale quella che, per i metodi usati per zittire il dissenso. era chiamata guerra sucia (“guerra sporca”).
Le violazioni dei diritti umani perpetrate in quegli anni non si limitano ai sequestri immotivati da parte della polizia. Il rapporto “mai più” del 1984 della Commissione Nazionale per la Scomparsa di Persone (vedi paragrafo 4) parla di centinaia centri di detenzione clandestini, processi sommari, pestaggi,torture abusi sessuali, ustioni, uso scariche elettriche, capovolgimenti, bendaggi, assassini, sparizione dei corpi. Tristemente famosi erano i voli della morte: i prigionieri, narcotizzati, venivano buttati in mare da un aereo, ancora vivi, e lasciati morire; lo stesso rapporto conta 720 madri di plaza de mayo che subirono la stessa fine. Uno dei centri di detenzione clandestini più operativi era l’ESMA, la scuola di meccanica dell’esercito, comandata dall’ammiraglio Emilio Massera.
Questo clima innescò il movimento delle madres di Plaza de Mayo (madri di plaza de mayo, luogo su cui si affaccia la Casa rosada, sede del governo), che reclamavano la restituzione dei figli e a cui, con il tempo, si aggiunsero anche le abuelas di plaza de mayo (nonne di plaza de mayo).
Questa analisi si propone di affrontare la cronologia del periodo della dittatura, i movimenti di opposizione, il coinvolgimento degli Stati Uniti tramite il Piano Condor e i processi giudiziari portati avanti contro i militari, affinché la memoria possa fungere da antidoto contro esperienze simili, in qualunque parte del mondo e anche nel futuro.
1. La dittatura: cronologia e violazioni
La dittatura non arrivò al potere dal giorno alla notte. I presagi si avvertivano da tempo. Il governo più rilevante precedente ai militari era stato quello di Juan Domingo Peron, in carica dal 1946 al 1955 e poi brevemente nel 1973-1974, tanto influente da creare una corrente di pensiero (il peronismo), che però non aveva preservato lo stesso Peron da un lungo esilio in Spagna (dal 1955 al 1973). In un mondo in guerra fredda, diviso tra Stati Uniti e Russia, egli si era proposto come terza via tra capitalismo e socialismo. Significativo appare la circostanza che il primo giorno del suo ritorno dall’esilio, nel 1973 l’organizzazione militare Tripla A (Alleanza Anticomunista Argentina) compì un massacro all’aeroporto di Ezeiza, che causò 13 morti e 365 feriti, e Peron non se ne distanziò.
Quelli precedenti al suo rientro dall’esilio, tra il 1955 e il 1973, erano stati anni violenti, in cui si erano succeduti circa 10 militari al potere. La stessa Tripla A uccise 400 persone nel periodo 1973-75 e anche la sinistra compiva azioni di guerriglia. Nel 1974 Juan Domingo morì e il governo passò alla moglie, Isabel, non all’altezza, che lasciò operare Jose Lopez Rega, ministro del Welfare e capo della Tripla A, che finanziava illecitamente. Isabel “affida” alla Tripla A il compito di aumentare la sicurezza, accrescendone così il potere. Questo facilitò il passaggio successivo.

Il 24 marzo 1974 Isabel Peron fu destituita e sostituita con il triumvirato Jorge Rafael Videla (esercito), che esercitava il comando effettivo, Emilio Eduardo Massera (marina) e Orlando Ramon Agosti (aereonautica). L’obiettivo era riorganizzare il Paese.
Fu dichiarato lo stato di assedio, furono abrogati i diritti costituzionali e sospese le attività politiche e di associazione, giornali e sindacati sequestrati. Le vittime principali dell’azione della giunta furono studenti, sindacati, lavoratori e donne. A livello economico, Videla aprì l’Argentina all’estero, ma dovette fare i conti con un’inflazione esorbitante e con il debito pubblico. Nel 1978 l’Argentina ospitò i mondiali di calcio per ripulire l’immagine internazionale e distrarre la popolazione. Le urla dei tifosi servirono da scudo sonoro per impedire di sentire il dolore che si stava agendo nelle stanze interne dello stadio.
Nel 1981 un golpe interno alla giunta sostituì il primo triumvirato con un altro costituito da Roberto Eduardo Viola Prevedini, Armando Lambruschini e Omar Domingo Rubens Graffignai, che aumentò il numero di sparizioni forzate e il grado di violazione dei diritti umani. Questa formazione durò nove mesi. Il terzo trio fu Leopoldo Galtieri, Basilio Arturo Ignacio Lami Dozo, Jorge Anaya, che presagendo la fine della dittatura, come colpo di coda decisero di inviare soldati nelle Falklands, rivendicandole come argentine (sotto il nome di Malvine) in quanto ex colonia spagnola. Si scatenò così la reazione del Regno Unito, che in meno di due mesi vinse per superiorità di mezzi e preparazione e confermò il proprio status di superpotenza. Galtieri si dimise nel 1982 e nominò l’ultimo militare, Reynaldo Bignone, che indisse le elezioni democratiche per il 30 ottobre 1983, vinte da Raul Ricardo Alfonsin.
Galtieri aveva fatto scomparire 9000 oppositori, mentre Bignone, responsabile del centro di detenzione clandestino “il campito”, decise di far sparire la documentazione sui desaparecidos. Tutti i generali furono portati a processo nel 1985.
2. Hebe de Bonafini e le madres e abuelas di plaza de mayo
Hebe de Bonafini era una casalinga non interessata alla politica, finché due suoi figli e sua nuora scomparvero nel 1977, catturati dalla polizia in quanto legati al Partito comunista marxista leninista.
Inizialmente, lo scopo delle manifestazioni da lei promosse era la restituzione in vita dei figli e delle figlie, per diventare con il tempo una pretesa di risposte sulla sorte dei desaparecidos e il mantenimento della memoria. La volontà di manifestare continuò anche dopo la fine della dittatura e dei processi ai militari, tanto che la donna ha continuato a manifestare fino allo scorso ottobre, quando ha dovuto smettere per motivi di salute. A dimostrazione del suo impegno per la memoria di tali atroci atti e la ricerca della verità, nel 1999 ricevette il premio Unesco per l’educazione alla pace.

In un’intervista, Hebe definì il movimento “un’organizzazione politica, con uno scopo di liberazione”. Infatti, dopo alcuni anni di protesta unanime, il gruppo si scisse: la parte “fondatrice” accettò il risarcimento erogato dalla giunta militare e manifestò con minore decisione, mentre Hebe continuò a farsi valere con le altre componenti. Bisogna rimarcare infatti che, nonostante inizialmente il numero delle madri che protestava davanti alla Casa rosada fosse esiguo (si parla di 13- 15 persone), già un anno dopo l’istaurazione del governo autoritario il gruppo iniziò a subire perdite. Ricordiamo a mo’ di esempio Azucena Villaflor de Vincenti (primo capo del movimento), Esther Ballestrino de Careaga e Maria Eugenia Ponce de Bianco, scomparse nel 1977 in seguito a un’intervista con il generale Albano Harguindeguy, ministro dell’interno.
Nonostante lo Stato controllasse i media e attuasse censura e controllo sulle notizie, il movimento riuscì a ottenere attenzione dai media stranieri e probabilmente fu questa attenzione internazionale a permettere loro di essere l’unica massa di opposizione sociale a resistere.
Del resto, le vittime ufficiali delle sparizioni forzate in Argentina furono 30 mila, ma potrebbero essere state di più dal momento che non si dispone di statistiche attendibili. Il dato peggiore è che la Commissione nazionale di inchiesta sulla scomparsa delle persone, istituita nel 1983, dopo la fine della dittatura, nel rapporto dell’anno successivo ufficializzò non solo i 30.000 scomparsi, ma indicò il movente politico solo di 2.300 casi: degli altri non si seppe niente. Si considerino anche i 2 milioni di persone in esilio durante la dittatura.
Oltre a far scomparire dalla scena dissidenti politici veri o presunti, militarmente attivi o meno, la giunta militare forzò le donne – catturate in stato di gravidanza o rese tali in seguito agli stupri subiti in prigionia – a partorire e i loro figli furono affidati alla nascita a famiglie di militari o conniventi con il regime, creando una ulteriore questione sociale: le madri delle donne scomparse non avrebbero più rivisto le figlie e avrebbero perso i nipoti ancora prima che questi nascessero. Su questo punto, non vi sono dati disponibili che consentano di ricostruire quanti neonati nati da donne in prigionia siano stati consegnati a famiglie conniventi senza che le madri o le famiglie biologiche potessero fare niente. Fortunatamente, nel tempo, alcuni di loro sono riusciti a ritrovare i parenti. Contestualmente, con il tempo si è creato il movimento delle Abuelas de plaza de mayo (“Nonne di plaza de mayo”), che cercano i nipoti. Particolarmente famigerato è l’ospedale di Campo de mayo, sul quale vi sono racconti agghiaccianti.
Degli almeno 500 neonati affidati a famiglie di militari o conniventi, ad oggi si registrano circa 130 nipoti ufficialmente ritrovati, tramite lo studio del DNA, che si trasmette per linea materna. Per chiarire la portata di tali indagini, basti pensare che oggi medici legali, genetisti e professionisti argentini operanti in altri campi a ciò collegati che si sono occupati di identificare i desaparecidos morti, nonché le cause e le condizioni dei decessi, sono oggi riconosciuti esperti a livello mondiale, anche rispetto ad altre zone del pianeta come ex Jugoslavia, Sahara e Messico.
3. Piano condor: il coinvolgimento degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti svolsero un ruolo rilevante in quanto accadde in America latina nella seconda metà del 1900. La “pulizia” dei dissidenti portata avanti in Argentina rientrava nell’accordo tra servizi segreti del Paese e gli omonimi cileni (DINA) e statunitensi (CIA). Questa collaborazione, chiamata “Operazione condor” o “Piano condor”, prevedeva di annullare la presenza del comunismo nel “cortile di casa” degli Stati Uniti, espressione con cui già nel 1823 la dottrina Monroe definiva l’America latina. In linea con questo punto di vista, nella seconda metà del 1900 il Segretario di Stato Henry Kissinger propose questo piano di forte ingerenza USA nei Paesi dell’area, come dimostra il caso cileno: Salvador Allende, eletto nel 1970, fu destituito nel settembre 1973 da Pinochet con l’aiuto della CIA.
Già a partire dagli anni ’60 e per i due decenni successivi, la CIA commise intromissioni violente e silenziose in America latina, formando soldati e generali e finanziando le dittature. In ordine temporale, gli USA furono coinvolti nelle dittature di Brasile (1964), Bolivia (1971), Uruguay, Cile e Paraguay (1973) [1], Argentina (1976), con lo scopo di annullare la minaccia costituita dal comunismo. Alcuni degli obiettivi erano: eliminare l’attività armata della sinistra; scambiare informazioni tra Stati aderenti all’iniziativa; tenere alta la vigilanza e favorire gli esili; l’istruzione della polizia perché potesse riconoscere e torturare i nemici con specifiche indicazioni su quali metodi utilizzare; essere sempre più forti nella Regione.
Queste intromissioni nella gestione della popolazione interna agli Stati dell’America latina iniziarono formalmente nel 1951, con la Legge di mutua sicurezza, con cui gli USA promettevano aiuto militare, economico e tecnico agli alleati che combattessero il comunismo a livello interno. Tramite questo accordo, dal 1950 al 1998, gli USA addestrarono 120.000 soldati nella Regione.

Questa legge fu il punto di partenza del Piano condor, inquanto indusse i Paesi della Regione ad attivarsi collettivamente e far fronte comune per risolvere la questione e garantirsi l’auto dell’alleato. L’accordo si formalizzò a Santiago del Cile il 28 novembre 1975, quando le forze armate cilene invitarono le omonime di Argentina, Bolivia, Paraguay, Uruguay con l’intento di formare una sorta di Interpol latino-americana. Nel riassunto ufficiale della sentenza del Caso Gelman vs Uruguay, la Corte interamericana dei diritti umani definì questa organizzazione transnazionale “molto organizzata, con allenamenti costanti, sistemi di comunicazione avanzati, centri di intelligence e pianificazione strategica e un sistema parallelo di prigioni clandestine e centri di tortura” [2].
Nonostante mancasse la firma del presidente brasiliano, anch’egli partecipò. Sebbene la base burocratica fosse stata stesa a Santiago del Cile, anche Buenos Aires fu luogo di trattative, come le capitali di tutti i Paesi coinvolti, compresi Stati europei.
Le fasi del Piano condor erano tre, a livello crescente di repressione. La prima prevedeva una banca dati condivisa per facilitare lo scambio di informazioni e la cooperazione. Chiunque si opponesse ai governi finiva nella banca dati; partiti, guerriglieri, gruppi politici, movimenti sociali e sindacali e altri. La seconda era la cooperazione per spiare, detenere, interrogare e torturare i nemici, assassinarli o farli sparire. Le operazioni, però, erano eseguite all’interno dei Paesi aderenti al piano. La terza fase vide azioni mirate a specifici leader nemici, da colpire anche fuori dai confini.
In virtù della Legge di mutua sicurezza del 1951, dato che molte prove delle operazioni del Piano condor furono registrate da Robert Scherrer, agente FBI, e visti i numerosi documenti statunitensi de-classificati recentemente, è probabile che gli USA non abbiano partecipato attivamente alle operazioni?
Di sicuro è probabile che conoscessero abbastanza nei dettagli l’Operazione condor. La loro inazione appare dunque colpevole, considerato il potere diplomatico e militare di cui godevano nella Regione e visto lo stretto vincolo con la classe dirigente dei Paesi coinvolti creato dalla Legge di mutua sicurezza. Con questi presupposti, il loro operato in Afghanistan e nel resto del mondo continua l’abitudine dell’ingerenza in fatti interni ad altri Stati.
Viste le numerose vittime italiane e i legami internazionali che legano l’Italia con i Paesi coinvolti, i Piano condor è stato messo a processo anche qui. Insieme a Cile e Argentina, sono gli unici Stati a portare a giudizio il Piano.
4. Rapporto “mai più”, 1984
Il già citato rapporto “mai più” della Commissione Nazionale per la Scomparsa di Persone fornisce un quadro alquanto dettagliato sui fatti degli anni della dittatura.
In linea generale, stima che il 30,2% degli scomparsi furono operai, il 17,9% impiegati, il 21% studenti e che furono presi di mira salariati e agricoltori del nord e delle zone costiere, specie se aderenti a sindacati agricoli. Nessuna categoria sociale fu risparmiata, dagli anziani (150 scomparsi), ai disabili, ai minori (250 denunce di scomparsa di bambini tra i 13 e 18 anni). La notte tra il 16 e 17 settembre 1976, “la notte delle matite”, furono catturati 14 studenti per aver partecipato a una campagna a favore del diritto di studio.
La società fu colpita nel suo nucleo, la famiglia, anch’essa vittima della giunta militare, sia per l’incidenza dei famigliari scomparsi, di qualsiasi età, sia perché chi era “salvo” spesso era usato come esca per far cadere il vero bersaglio e spesso finiva imprigionato a sua volta. Si parla di intere famiglie detenute, anche soggette a torture congiunte.
Neanche i soldati furono al riparo, con più di 135 addetti a vario titolo delle forze armate soggetti a prigionia. Avvocati e giudici potevano essere coinvolti nei crimini o difendere le vittime e scomparire a loro volta, come per la chiesa. Gli avvocati scomparsi riconosciuti si aggirano sui 250, mentre quelli sconosciuti sarebbero altri 109.
Riguardo al settore legale è però coerente citare un caso rilevante. Victor Hermes Brusa fu promosso a giudice nonostante la sua partecipazione alle azioni della giunta ed è rimasto attivo fino al 2000, nonostante un episodio che fece ricordare il suo passato.
Come anticipato, anche la chiesa svolse un ruolo non netto. Da una parte, l’ex cappellano di Buenos Aires, Christian von Wernich, fu coinvolto nelle azioni della dittatura; dall’altra, neanche due mesi dalla fine della giunta la chiesa condannò come peccati gli atti commessi dai militari.
Il rapporto “mai più” annota anche operazioni esterne di Stati confinanti che agivano tramite gruppi illegali (grupos de tareas, letteralmente “gruppi di compiti”, come se dovessero svolgere i compiti per casa) e che rimpatriavano cittadini di Uruguay, Paraguay, Bolivia, Cile e altri. Le operazioni transfrontaliere contavano sullo scambio di informazioni e di documenti e sottraevano anche richiedenti asilo.
A proposito degli Stati Uniti e del Piano Condor, il rapporto segnala 4.677 documenti declassificati dagli Stati Uniti negli ultimi anni da cui si capisce che nella loro ambasciata le forze argentine parlavano chiaramente delle azioni. Il Ministro della difesa argentino nel 2006 ha aperto gli archivi sulla dittatura per permettere l’accesso all’informazione. Mettendo insieme documenti USA e argentini si risale a registri falsificati, documenti falsificati e adulterati, proprietà private violate per favorire la resa del prigioniero e quant’altro.
Tutto questo nonostante manchi un documento esaustivo sulle vicende e si siano recuperato solo parte del necessario per una ricostruzione completa.
Altro punto già affrontato, ma che il rapporto ribadisce in modo chiaro: la giunta si servì del movente della “campagna anti-argentina” per giustificare le proprie azioni. La dottrina di sicurezza nazionale appresa dagli USA prevedeva di cercare il nemico all’interno e vedeva nelle forze armate l’ultimo baluardo morale.
Secondo il rapporto, 14 repressori stanno seguendo il processo giudiziale
5. Giustizia per i deparecidos
5.a In Italia
Nel 1983, il Consolato generale d’Italia mosse denuncia per il sequestro di 617 cittadini italiani, e nello stesso tempo si aprì un processo in Italia. La sentenza di Assise di Roma del 6 gennaio 2000 condannò ad ergastolo i generali Carlos Suarez Mason e Santiago Omar Riveros, ex comandante della Scuola militare “Campo de Mayo”, per la scomparsa e la morte di otto cittadini italo-argentini; nello stesso processo, altri cinque militari sono stati condannati a ventiquattro anni di reclusione.
Nel tempo, n Italia si sono svolti diversi processi per casi di sparizione durante le dittature in Argentina e altri Stati dell’America latina. Per i dettagli, leggere l’articolo di Carmen Forlenza, che ne discorre approfonditamente.
5.b In Argentina e alla Corte Interamericana dei Diritti Umani
In Argentina la prima sentenza contro la giunta militare arrivò pochi anni dopo. Il processo iniziò il 15 dicembre 1983, il capo d’accusa era crimini contro l’umanità, precisamente omicidio, privazione illegale della libertà e tortura. Tuttavia, il 25 settembre 1984, il Consiglio superiore delle forze armate definì gli atti “obiettivamente legittimi”. Per questo, il giudizio passò in mano al tribunale civile, che nel 1985 emise sentenza per l’accusa di sterminio e persecuzione e tenne conto anche del rapporto “mai più”, oltre ad ispirarsi al processo contro i nazisti nel principio che chi dava gli ordini fosse colpevole tanto quanto chi li eseguiva.
Per i 709 casi in esame si condannò Videla e Massera all’ergastolo, Agosti a 4 anni e 6 mesi di reclusione, Viola a 17 anni di prigione, Lambruschini a 8 anni di carcere. Graffigna e Galtieri furono assolti.
Negli anni, i processi ai militari sono continuati. Nel 2022 sono stati condannati a ergastolo 10 appartenenti alle forze armate, tra cui Santiago Omar Rivero, capo di Campo de mayo (condanna a ergastolo): agli altri è spettata una pena dai 22 ai 4 anni di carcere. Nel 2017, 29 imputati erano stati condannati per aver eseguito voli della morte, ma si potrebbe andare ancora più indietro nel tempo.
Si tenga presente che dalla fine della dittatura argentina, molti processi sono stati portati anche alla Corte Interamericana di Giustizia, che per ragioni di spazio non si ha qui modo di approfondire. In ogni caso, la Corte Interamericana ha affrontato più volte la questione dei desaparecidos, giungendo di frequente a condanne contro gli Stati coinvolti nelle sparizioni. Un riassunto dei casi principali può essere trovato qui.
6. Conclusioni
L’Argentina fu duramente colpita dai 7 anni di dittatura, anzi in proporzione è il Paese dell’America latina che ha sofferto di più il Piano condor. Nonostante le numerose vittime, identificate e non, ha fatto da subito i conti con la storia e ha avviato il proprio percorso verso la giustizia, la verità e la pacificazione del sentire continua.
Alla data di redazione del presente contributo, si contano molti anniversari riguardanti i 7 anni di dittatura in Argentina. Il 20 novembre è morta Hebe de Bonafini, volto noto e portavoce del movimento Madri di plaza de mayo, a pochi giorni dal suo 94esimo compleanno. Il 30 novembre ricorre l’anniversario dell’insediamento del governo Alfonsin, eletto democraticamente alla fine della dittatura, il 10 dicembre è la giornata internazionale per i diritti umani, argomento centrale della trattazione e il 27 gennaio si commemorano gli ebrei morti per mano dei nazisti. Il periodo è giusto per riflettere su quanto accaduto, ricordarlo e agire per impedire che situazioni simili si ripetano, o continuino, nelle aree del mondo attualmente colpite da questa forma di governo o una simile.
Il mondo è collegato, un gesto apparentemente insignificante può fare la differenza, vicino e lontano.
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Note
[1] In Paraguay sono presenti sia il Museo di giustizia e l’Archivio del terrore, con l’elenco delle vittime. Quest’ultimo registra 50.000 morti, 30.000 scomparsi e 40.000 detenuti. [2] Corte Interamericana de Derechos Humanos, Caso Gelman vs. Uruguay, Resumen oficial emitido por la Corte Interamericana de la sentencia de 24 febrero de 2010 (Fondo y Reparaciones).
Sitografia
https://altreconomia.it/hebe-de-bonafini-vive-nelle-lotte-delle-sue-innumerevoli-compagne/
https://elordenmundial.com/operacion-condor-izquierda-america-latina/
https://www.sciencespo.fr/opalc/content/plan-condor-la-justicia-argentina-se-pronuncia.html
http://www.memoriaabierta.org.ar/materiales/documentos_historicos.php
https://www.argentina.gob.ar/noticias/juicio-las-juntas-la-primera-condena-al-terrorismo-de-estado
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