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Il Consiglio Turco: Panturchismo in Asia centrale

Aggiornamento: 4 set 2021

1. Introduzione


Il recente vertice online del Consiglio di cooperazione degli Stati di lingua turca (Consiglio Turco), da tenersi originariamente nella città kazaka di Turkistan e svoltosi online a causa del perdurare dell’emergenza sanitaria, ha evidenziato il desiderio di Ankara di voler rafforzare la cooperazione con i paesi dell’Asia centrale, utilizzando il suo soft power e i legami storico-culturali-religiosi per affermarsi e creare un equilibrio multipolare in un’area in cui la Cina è il primo partner economico, mentre Mosca è responsabile della sicurezza regionale. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha sottolineato l’importanza di rafforzare e sviluppare progetti di trasporto merci e logistica tra i paesi turcofoni, sollecitando l’accelerazione dei negoziati per la realizzazione del cosiddetto Corridoio Transcaspico, che dovrebbe attraversare la Georgia, Azerbaigian, il Mar Caspio, e raggiungere la Cina seguendo una futura rotta Turkmenistan-Uzbekistan-Kirghizistan.


2. Il Consiglio turco


Il Consiglio turco è un’organizzazione internazionale fondata il 3 ottobre 2009 a Nakhchivan in Azerbaigian, che comprende alcuni dei Paesi turchi - Stati di lingua turca, di origine turca o entrambi - rappresentati, ad oggi, da Turchia, Uzbekistan, Azerbaigian, Kazakistan e Kirghizistan, ovvero la maggior parte dell’Asia centrale. La spinta turca verso quest’area non è nuova e risale al periodo immediatamente successivo al crollo dell’URSS. Nei primi anni novanta, infatti, Turchia e Iran tentarono di espandere la propria influenza in un’arena al tempo stesso instabile e strategica, sfruttando soprattutto l’elemento religioso, soffocato durante l’era sovietica. Tuttavia, l’idea per la creazione del Consiglio non proviene dalla Turchia, che nei primi anni duemila era principalmente incentrata sull’integrazione nell’UE, ma è emersa dal presidente kazako Nursultan Nazarbayev nel 2006, lo stesso leader politico che ha proposto l’idea di un’Unione eurasiatica, diventata realtà nel 2015. Mentre l’Unione potrebbe rafforzare le relazioni economiche e militari con la Russia, il Consiglio turco rappresenterebbe gli interessi culturali e religiosi dei Paesi dell’Asia centrale.


2.1. Allargamento ed evoluzione


Il Consiglio Turco è tra le organizzazioni internazionali in più rapida crescita. Il 30 aprile 2018 è stata annunciata l’adesione dell’Uzbekistan, ancor prima della domanda ufficiale di adesione presentata il 12 settembre 2019, mentre dalla fine del 2018 l’Ungheria, coerentemente con la politica di apertura ad Oriente portata avanti da Orbán, ha lo status di osservatore e potrebbe potenzialmente richiedere l’adesione a pieno titolo. Oltre all’Ungheria, nell’agosto del 2020, il viceministro degli Esteri ucraino, Emine Ceppar, ha dichiarato l’intenzione dell’Ucraina di partecipare al Consiglio in qualità di osservatore. Nel frattempo, il 3 maggio 2021, l’Afghanistan ha ufficialmente chiesto lo status di osservatore. È evidente che le differenze tra gli Stati partecipanti siano tante e che le motivazioni di ciascuno di essi superino la sola tradizione turca, ma siano legate a esigenze di sicurezza: mentre gli Stati dell’Asia centrale sono interessati a trovare una risposta al rischio di dipendenza da Russia e Cina, altri Paesi si sono avvicinati al Consiglio per rafforzare le relazioni con la Turchia e ottenere sostegno su problemi interni (come l’Azerbaigian per la questione del Nagorno-Karabakh) oppure per trovare sbocchi alternativi (ad esempio, l’Ungheria in rapporto all’Unione europea).

Figura 1 - Mappa degli Stari membri e con status di osservatore del Consiglio Turco.

2.2. Struttura e funzionamento


L’atto costitutivo del Consiglio Turco, ovvero l’accordo di Nakhchivan del 2009, ha dato vita a un’entità sovranazionale che incarna quello spirito panturchista che già nel 1992 aveva portato alla nascita dei “Vertici dei capi di Stato dei Paesi turcofoni”. Per quanto riguarda la struttura, invece, il Consiglio turco ha un presidente onorario, Elbasy Nursultan Nazarbaev, e presenta un assetto istituzionale composto dal Consiglio dei capi di Stato, dal Consiglio dei ministri degli esteri, dal Comitato degli alti funzionari e dal Consiglio dei saggi. A questi organi, aventi sede a Istanbul, si aggiunge il Segretariato, anch’esso con sede a Istanbul e presieduto ad oggi dal kazako Baghdad Amreyev, con il ruolo di coordinare le attività.

Tra le Istituzioni, il principale organo decisionale del Consiglio è il Consiglio dei capi di Stato, la cui presidenza annuale è assegnata, a rotazione e secondo l’ordine alfabetico, a ciascun Paese membro. La presidenza attuale è retta dalla Repubblica dell’Azerbaigian. Il Consiglio dei capi di Stato si riunisce due volte all’anno sempre in uno Stato membro differente. Dal 2009, i vertici hanno assunto il nome di “Vertici del Consiglio di cooperazione degli Stati di lingua turca” e si sono svolti ad Almaty e Nur-Sultan (Kazakistan), a Baku e Qabala (Azerbaigian), a Biskek e Colponata (Kirghizistan) e a Bodrum (Turchia).

Infine, come si vedrà nel paragrafo successivo, il Consiglio Turco rappresenta una struttura che svolge attività in diversi settori e racchiude una serie di organismi di cooperazione culturale, politica ed economica legati al panturchismo.


2.3. Attività e cooperazione con organismi "fratelli"


Per quanto riguarda le attività, i progetti di cooperazione sono raggruppati in dieci aree che comprendono politica, economia, cultura, sport, ICT, istruzione, turismo trasporti, dogane e diaspora.

Il Consiglio turco sta anche lavorando su politiche volte a stimolare lo sviluppo economico e racchiude diversi strumenti di cooperazione attivati a partire dal crollo del blocco sovietico: l’Assemblea parlamentare dei paesi di lingua turca (TURKPA) con sede a Baku; l’Organizzazione Internazionale della Cultura Turca (TURKSOY) stabilita ad Ankara; l’Accademia Internazionale Turca di Nur-Sultan; il Fondo turco per il patrimonio culturale; il Centro delle Civiltà Nomadi a Bishkek; e il Consiglio d’affari turco a Istanbul.


Si può dire che, nel complesso, il potenziale sia enorme. Rispetto ad altre Organizzazioni internazionali, come ad esempio l’Unione Europea, il Consiglio Turco si basa su fattori emotivi molto forti. L’influenza turca e la religione islamica rappresentano infatti un collante che potrebbe suscitare sentimenti di appartenenza anche in alcuni Paesi con minoranze turche, come la Moldavia, in particolare nella Gagauzia, e forse anche in altri Stati europei. Tra questi, la Germania è sicuramente il Paese maggiormente interessato, avendo al suo interno una comunità turca composta da circa 3 milioni di persone.


2.4. I risultati del recente vertice


Il vertice, presentato con il nome “Turkistan, capitale spirituale del mondo turco”, ha prodotto risultati interessanti, innalzando il livello della cooperazione tra i membri.

Nella dichiarazione congiunta rilasciata al termine dell’evento, gli Stati hanno, dapprima, espresso gratitudine verso la Turchia per l’immediato riconoscimento dell’indipendenza nel 1991 e sottolineato l’importanza di approfondire la cooperazione all’interno del mondo turcofono. In questa scia rientrano la proclamazione della città kazaka di Turkistan, patria di Khwaja Ahmad Yasavi, poeta e mistico molto influente nell’area, come capitale spirituale del mondo turcico e il sostegno verso l’iniziativa di Nazarbayev, ex Presidente della Repubblica del Kazakistan, Presidente onorario e protagonista della nascita del Consiglio, volta a cambiare il nome del Consiglio con una formula che metta in evidenza l’unità del mondo Turco.


Gli Stati membri hanno poi elogiato il Segretariato per la preparazione delle bozze iniziali della “Turkic World Vision - 2040” e della “Strategia del Consiglio turco 2020-2025”, proposte sempre da Nazarbayev nell’incontro di Baku del 2019 e dirette entrambe ad approfondire la cooperazione tra i Paesi membri in una serie di settori strategici: dalla politica estera, alla tecnologia, passando attraverso il commercio, i trasporti, l’ambito culturale e l’energia.


Successivamente, gli Stati hanno affrontato la delicata questione riguardante i rapporti azero-armeni, sostenendo la normalizzazione delle relazioni tra Azerbaigian e Armenia dopo la crisi del Nagorno-Karabahk. Infine, gli Stati hanno istituito all’interno del Consiglio turco il Premio Internazionale Alisher Navoi, poeta e statista uzbeko, membro dell’Ordine Sufi e punto di riferimento culturale in tutta l’Asia centrale. Si tratta dunque di una scelta non casuale che risponde ad ambizioni geopolitiche del Consiglio, espresse tramite l’enfatizzazione dei valori comuni alla base dell’unione. Gli Stati membri si propongono, infatti, di organizzare eventi coordinati per la celebrazione anche di altri importanti poeti, filosofi e statisti del mondo turco che hanno dato contributi significativi allo sviluppo della letteratura, dell’arte, della scienza e della cultura del mondo turco.


3. Turanismo e Panturchismo


L’idea di una unione dei popoli in Eurasia non è nuova, ma anzi ha origini molto antiche nella ideologia rappresentata dal turanismo. Dal punto di vista geografico, il termine Turan era utilizzato dai persiani per indicare i territori a nord dell’Iran. Dal punto di vista politico, invece, il turanismo si afferma intorno alla metà dell’800 come una dottrina transnazionale volta a promuovere l’identità turanica e a unire popoli discendenti da un medesimo ceppo, ovvero mongolico e uralo-altaico, dislocatisi fra Europa, Asia centrale ed Estremo oriente nel corso dei secoli: ungheresi, turchi, kazaki, tatari, finnici, ed anche giapponesi. A differenza del panturchismo, il panturanismo si riferisce dunque a una visione più ampia che comporterebbe l’unione non solo tra i popoli nelle immediate vicinanze dell’attuale Turchia, ma tra tutti i popoli turco-altaici. Nel corso del XX secolo, il panturanismo è stato più volte utilizzato come arma di politica estera, soprattutto dalla Turchia, portando talvolta anche a letture strumentali da parte di movimenti nazionalisti. Si pensi, in particolare, al Movimento dei Giovani Turchi.


Negli ultimi anni, invece, il turanismo è stato ripreso e rappresenta ormai un punto fermo nella politica estera del Fidesz di Viktor Mihály Orbán e del Partito della Giustizia e dello Sviluppo di Erdoğan. Tali legami spiegano perché l’Ungheria, Stato geograficamente distante dall’Asia centrale, abbia chiesto e ottenuto lo status di osservatore del Consiglio turco e ospiti, a Budapest, la prima sede di rappresentanza del Consiglio Turco nell’UE.


4. La minaccia del panturchismo per Cina e Russia


L’ideologia pan-turca che Ankara sta promuovendo punta, dunque, a creare una forte coalizione in Eurasia unita da un comune background culturale, storico e linguistico e rappresenta una minaccia per i due attori maggiormente coinvolti nelle dinamiche centroasiatiche: Russia e Cina.


4.1. Cina


La rinascita del panturchismo nell’Asia centrale, vista da Pechino, costituisce un elemento pericoloso che rischia di pesare molto sulla questione degli Uiguri e sulla stabilità di lungo periodo nello Xinjiang, regione autonoma cinese che rappresenta un avamposto strategico e svolge un ruolo significativo nella Belt and Road Initiative (BRI). Si tratta di una minaccia già attuale che sta creando non poche tensioni tra Ankara e Pechino. Il 25 marzo, in occasione della vista del ministro degli Esteri cinese Wang Yi in Turchia, si sono registrate forti proteste da parte della comunità uigura turca contro la politica del governo cinese nello Xinjiang. Il 4 aprile, poi, si è avuto un altro momento di tensione con il richiamo dell’ambasciatore cinese in Turchia da parte del ministro degli esteri turco a causa delle critiche contro alcuni tweet di due politici turchi che ricordavano il conflitto avvenuto a Barin, nello Xinjiang, nell’aprile del 1990 tra i separatisti uiguri e il governo cinese. Il 7 aprile è intervenuto, sul punto, il ministro degli Esteri cinese, ribadendo con forza l’opposizione di Pechino a ogni persona o potere che minacci la sovranità e l’integrità territoriale cinese.


4.2. Russia


Dalla prospettiva russa, invece, il ritorno del panturchismo contrasta sia con l’Unione economica eurasiatica (EAEU) sia con l’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva (CSTO), sponsorizzate da Mosca per stabilire un’integrazione militare e commerciale eurasiatica sotto la sua guida, sfruttando i legami risalenti all’epoca sovietica. In particolare, tra tutte le repubbliche, Mosca punta a mantenere la special relationship con il Kazakistan, ricco e geograficamente strategico anche nei rapporti russo-cinesi. Un eventuale partenariato forte tra Ankara e Nursultan in materia di sicurezza, economia e petrolio e gas potrebbe essere visto come un’interferenza nel near abroad e portare a forti tensioni, come già accaduto in Crimea e in Ucraina.


5. Conclusioni


Il Consiglio turco rappresenta l’evoluzione dei vertici tra Paesi turcofoni avviati nel 1992 ed è uno strumento molto prezioso per espandere l’influenza turca e rafforzare la cooperazione in Asia centrale. Per Ankara è anche un modo per cercare alternative di politica estera, stante il fallimento, ad oggi, del suo ingresso nell’UE, l’accerchiamento nel Mediterraneo con l’asse tra Francia, Cipro, Grecia e Israele, ma anche gli effetti economici legati alla pandemia. Tuttavia, il disegno turco è destinato a scontrarsi con gli interessi di due superpotenze come Russia e Cina. È per questa ragione che la Turchia, membro della NATO, e il panturchismo potrebbero diventare uno strumento dell’atlantismo ed essere sostenuti per creare una linea di containment verso l’EAEU e la CSTO russe e la BRI cinese. In questo senso, le pressioni di Biden sulla questione armena, sull’uscita di Ankara dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e sul passaggio delle navi americane attraverso lo stretto del Bosforo potrebbero rappresentare un modo per condizionare Ankara e riportarla nel campo occidentale. Queste considerazioni sono rafforzate dalla distensione e dalle dichiarazioni di Erdogan, rilasciate a seguito del suo incontro del 14 giugno con il presidente statunitense, sulla sua volontà di lavorare a stretto contatto con Biden per aumentare la cooperazione tra i due Paesi.


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SITOGRAFIA

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